Durante la guerra contro l’Iraq Masud Pezeshkian coordinava i rifornimenti medici per le truppe impegnate al fronte di uno dei conflitti più sanguinosi e insensati della storia recente (oltre 200mila vittime). All’epoca era uno studente di medicina prossimo alla laurea ma anche un bravo organizzatore, qualità che lo ha accompagnato in tutta la sua carriera, prima di cardiochirurgo, poi di uomo politico riformista.

Il suo nome è l’unica alternativa ai candidati di regime per gli iraniani e le iraniane che, il prossimo 28 giugno andranno alle urne. Dovranno eleggere il nuovo presidente in seguito alla tragica morte del conservatore Ebrahim Raisi in un’incidente di elicottero lo scorso 19 maggio.

Candidatura accettata

Il temuto Consiglio dei guardiani della rivoluzione, l’organo emanazione diretta della Guida suprema Khamenei ha, in modo sorprendente, accettato la candidatura di Pezeshkian: durante le ultime tre elezioni ( due presidenziali e una legislativa) era infatti stato escluso per le sue posizioni ostili a Khamenei e alla sua cerchia ultra- reazionaria. Inutili furono i ricorsi presentati in tutte e tre le occasioni.

Il dolore per la morte di Mahsa Amini

Dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane curda uccisa nel settembre 2022 per non aver indossato il velo in modo “conforme”, Pezeshkian ha rivolto durissime critiche al regime, chiedendo una commissione di inchiesta indipendente che indagasse sull’omicidio, sostenendo l’abolizione della polizia morale responsabile della morte di Amini e schierandosi dalla parte dei giovani manifestanti che per mesi hanno protestato nelle piazze subendo una feroce repressione. La sua battaglia contro la brutalità delle forze di sicurezza è di lunga data: già nel 2009 accuso la polizia di trattare i manifestanti «come animali selvatici».

Ora i milioni di iraniani che desiderano un cambiamento radicale nella politica del Paese hanno un punto di riferimento e una piccola speranza anche se gli oppositori più radicali lo reputano troppo moderato e poco carismatico. I suoi quattro sfidanti sono tutti di fede “lealista”, ossia vicinissimi al regime, Mohammad Baqer Galibaf, portavoce del parlamento iraniano ed ex comandante delle Guardie rivoluzionarie; Saeed Jalili, ex direttore dell’ufficio di Khamenei; il sindaco conservatore di Teheran Alireza Zakani; l’ex ministro degli Interni Mostafa Pourmohammadi e il conservatore Amir- Hossein Ghazizadeh Hashemi, ex vicepresidente di Raisi. Naturalmente tra i candidati non figura nessuna donna. Secondo diversi analisti vicini all’opposizione, il Consiglio ha accettato la candidatura di Pezeshkian per alimentare l’affluenza in costante calo, legittimando così la probabile vittoria di Galibaf il gran favorito.

Chi è Masud Pezeshkian

Pezeshkian ha 69 anni, è nato a Mahabad, città a maggioranza curda da una famiglia azera. Oltre che ai moderati e agli oppositori spera di fare il pieno di voti proprio tra i 18 milioni di azeri che vivono in Iran.

Pezeshkian ha deciso di seguire la carriera politica quando era già uno stimato cardiochirurgo e direttore dell’Università di Tabriz, lo ha convinto Mohammad Khatami, presidente riformista dell’Iran dal 1997 al 2005: per cinque anni è stato ministro della Salute e ha contribuito al miglioramento delle infrastrutture e dei presidi medici nelle zone rurali. La sua apertura per i diritti delle donne nasce anche dell’infelice storia familiare: nel 1994 la moglie e una figlia hanno perso la vita in un incidente stradale e Pezeshkian ha cresciuto praticamente da solo gli altri tre figli. Una di loro ha raccontato al Guardian che il padre ha sempre avuto un comportamento “moderno” tra le mura di casa, occupandosi delle faccende domestiche e concedendo loro molta libertà.

Quando nel 2005 viene eletto presidente l’ex pasdaran Mahmoud Ahmadinejad e l’Iran conosce una nuova stretta sui diritti civili e politici, Pezeshkian ritorna tra i blocchi operatori e per qualche anno si concentra unicamente sulla professione medica. Ritorna nell’arena tre anni dopo quando viene eletto deputato. Nel 2010 ha mancato, per pochi voti, la presidenza del parlamento iraniano.