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Residents line up bodies of people killed the day before during a police raid targeting the Comando Vermelho gang at the Complexo da Penha favela in Rio de Janeiro, Brazil, Wednesday, Oct. 29, 2025..(AP Photo/Silvia Izquierdo) Associated Press / LaPresse Only italy and spain
Dense nubi nere si alzano dai tetti coperti di lamiere e dalle vie strette delle favelas dei Complexo do Alemão e Complexo do Penha, nella zona nord di Rio de Janeiro, in cui vivono tra le 200 e le 300mila persone. Non è l’inizio di Tropa d’Elite (film del 2007 che racconta la storia di alcuni membri del BOPE) ma l’operazione, ordinata dal Governatore dello Stato di Rio de Janeiro Clàudio Castro, contro l’organizzazione criminale Comando Vermelho, condotta il 28 ottobre dalla polizia metropolitana e militare in cui sono stati dispiegati 2.500 agenti, oltre a 32 veicoli blindati e 12 da demolizione, che ha portato a più di 80 arresti, al sequestro di circa un centinaio di fucili d’assalto, di più di 2 quintali di droga e ha provocato 132 morti tra cui 4 agenti di polizia, stabilendo il record dell’operazione antinarcos più letale nella storia del Brasile.
L’OPERAZIONE
L’Operação Contenção (Operazione Contenimento) è stata messa in atto a seguito di un anno d’indagini con l’obiettivo dichiarato di contenere l’espansione del Comando Vermelho. Per garantire la sicurezza dei cittadini sono state chiuse scuole e università ed è stato sospeso il traffico aereo dell’aeroporto Galeão.
Le forze di polizia hanno isolato vaste aree della città e sono entrati nelle favelas ricevendo il benvenuto dai membri del Comando a colpi di fucili d’assalto. Gli agenti hanno utilizzato droni per guidare i colleghi nel dedalo di baracche trasformatosi in un inferno a cielo aperto in cui sono stati esplosi una media di 200 colpi al minuto. Anche i membri del Comando hanno fatto ricorso a droni per sganciare granate e piccoli ordigni esplosivi sulle squadre di polizia, nel tentativo di frenarne l’avanzata.
Per ritorsione alcuni membri del Comando sono usciti dalle favelas per dare fuoco a numerose automobili piazzate nelle vie più trafficate della città e rubare più di 50 autobus utilizzati come barricate per paralizzare il traffico di Rio de Janeiro, causando così anche il blocco di gran parte della rete di trasporto pubblico cittadino.
Le prime stime indicavano 64 morti, tra cui 4 agenti di polizia, nel corso della notte successiva all’operazione però sono stati ritrovati più di 70 cadaveri che sono stati portati in piazza San Lucas, dove le salme sono state allineate su teli di plastica per permettere ai parenti d’identificarle. I residenti hanno detto che i loro quartieri sono stati trasformati in «zone di guerra». «Lo Stato è intervenuto per massacrare, non è stata un’operazione (di polizia). Sono intervenuti direttamente per uccidere, per togliere vite», ha raccontato all’Afp una donna che ha chiesto di rimanere anonima, mentre l’attivista 36enne Raul Santiago ha denunciato che «ci sono persone che sono state giustiziate, molte delle quali colpite alla nuca, alla schiena. Questo non può essere considerato sicurezza pubblica».
L’operazione è stata ordinata in vista della COP30, la Conferenza della Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà nella città di Belém tra il 10 e il 21 novembre e del Vertice mondiale dei sindaci C40 che si svolgerà a Rio de Janeiro tra il 3 e il 5 novembre, per cui è prevista la presenza del Principe William e celebrità come Kilye Minogue e Sebastian Vettel.
IL COMANDO VERMELHO
L’organizzazione criminale è nata nel 1969 nel carcere di Cândido Mendes con il nome di “Falange Vermelha” con lo scopo di unire prigionieri politici e criminali comuni. Abbandonati gli ideali di sinistra negli anni ’80 il gruppo ha assunto l’attuale nome “Comando Vermelho” ed è entrato nel mercato del narcotraffico collaborando con i cartelli colombiani. Da allora ha gradualmente posto sotto il suo controllo gran parte delle attività criminali in Brasile.
Il Comando per allargare la propria influenza collabora con gang locali delle diverse città carioca e offre rifugio a narcos di altri Stati nelle comunità sotto il proprio controllo. Il comandante del gruppo, Edgar Alves Andrade detto Doca, sul cui capo pendono venti mandati di cattura emessi per più di cento accuse d’omicidio, è ancora latitante.
LE POLEMICHE
«È un giorno importante per Rio de Janeiro la più grande operazione della storia della nostra polizia, non ho dubbi che questo è un giorno in cui stiamo dando un duro colpo alla criminalità», ha dichiarato il governatore Castro in un video pubblicato sui social. Nelle ultime settimane Castro era entrato in conflitto con il governo federale, presieduto da Lula Ignacio da Silva, accusato di non offrire adeguato sostegno nella lotta al crimine organizzato.
In risposta la polizia federale ha pubblicato sul proprio sito un comunicato che riporta i risultati raggiunti nel periodo compreso tra gennaio 2023 e ottobre 2025 tra cui l’arresto di 8.250 persone, il sequestro di 29,5 tonnellate di marijuana, 3,9 di cocaina e 3.240.201 di Real brasiliani derivanti da attività illecite. Lula si è detto «sconvolto» per l’elevato numero di vittime provocato dall’operazione, come riportato dal ministro della Giustizia Ricardo Lewandowski. A fare eco al presidente carioca è intervenuto il Conssiglio dei diritti umani dell’Onu che in un post su X ha scritto: «Siamo sconvolti dall’operazione di polizia in corso nelle favelas di Rio de Janeiro, che secondo quanto riferito ha già causato la morte di oltre 60 persone, tra cui quattro agenti di polizia».


