Prima ha parlato il generale Fabien Mandon, spiegando ai francesi che, in caso di guerra, devono essere pronti a tutto, «anche a perdere i propri figli». Poi è venuto il turno del governo, che ha inviato a tutti i cittadini un manuale per la costruzione di kit di sopravvivenza da utilizzare in caso di crisi grave o conflitto armato. Infine è stato il presidente Emmanuel Macron a rilanciare l’ipotesi di un ritorno del servizio militare, abolito nel 1997 da Jacques Chirac. Se tre indizi fanno una prova, la Francia non sta soltanto gonfiando il petto ma si prepara concretamente all’ipotesi che la guerra ritorni nel cuore dell’Europa. L’antagonista principale? La Russia di Vladimir Putin, naturalmente.

Il progetto di un servizio militare volontario è allo studio da mesi e dovrebbe essere annunciato ufficialmente nei prossimi giorni. Intervistato su RTL, Macron ha parlato di una «profonda trasformazione del Servizio nazionale universale (SNU)», che equivale al nostro vecchio servizio civile. La nuova leva su base volontaria dovrebbe durare dieci mesi, riguardare circa 50mila giovani ogni anno con una retribuzione mensile tra i 900 e i mille euro. La misura nasce dall’esigenza di creare un bacino più ampio di cittadini mobilitabili, esigenza indicata dalle forze armate come prioritaria alla luce dell’aumento della potenza militare russa e dell’instabilità ai confini alle porte orientali dell’Europa.

La Revue nationale stratégique 2025, documento che definisce le priorità di difesa di Parigi, descrive la Russia come una «minaccia durevole» e prevede la possibilità — non immediata ma reale — di un confronto diretto tra eserciti nell’Europa orientale o nel Baltico. L’invasione dell’Ucraina nel 2022 e la prosecuzione del conflitto, le minacce di Mosca alle ex repubbliche sovietiche oggi nella sfera di influenza atlantico-occidentale hanno convinto l’Eliseo che il rischio di un allargamento non può essere escluso, motivo per cui il rafforzamento della capacità di mobilitazione civile è considerato necessario.

In tutta Europa, le misure di risposta alla minaccia russa si sono moltiplicate. Nel 2024 la Germania ha approvato una legge che, dal 2026, invierà un questionario obbligatorio a tutti i diciottenni per valutare idoneità e motivazione a un nuovo servizio militare volontario. Belgio e Paesi Bassi stanno esaminando modelli simili. Ciò nonostante, nessuno dei principali Paesi europei ha reintrodotto la leva obbligatoria universale, abolita negli anni ’90 e 2000 da Stati come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Italia, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Portogallo, Romania, Bulgaria e Germania. Irlanda e Malta non l’hanno mai avuta.

Sono invece sei i Paesi che mantengono la leva: Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia e Grecia. Le durate variano dai 9 mesi greci ai 14 mesi ciprioti. In Danimarca vige un sistema a sorteggio, recentemente esteso anche alle donne; l’obiettivo è formare 6.500 coscritti entro il 2033, con un incremento del 40%. La Finlandia, situata sul confine con la Russia, prevede di raggiungere un milione di riservisti entro il 2031; l’adesione alla NATO nel 2023 ha consolidato ulteriormente questa strategia. Altri Stati hanno ripristinato la leva negli ultimi anni proprio in risposta all’aggressione russa: la Lituania nel 2014, dopo l’annessione della Crimea; nel 2024 Lettonia ed Estonia; e nel 2017 la Svezia, con un modello selettivo tra 9 e 15 mesi rivolto solo a una minoranza motivata. La Croazia reintrodurrà un servizio obbligatorio dal 2026, con una formazione di due mesi per 18.000 giovani all’anno.

In Francia, il ritorno del servizio militare si lega anche alla revisione del Service national universel (SNU), introdotto nel 2019 come progetto civile di coesione per i 15–17enni. Privo di contenuto militare, il SNU ha ottenuto risultati modesti e costi elevati; il Parlamento ne ha ridotto i finanziamenti, rendendo impossibile una generalizzazione.

Il nuovo quadro strategico francese — influenzato dalla guerra in Ucraina, dalla ridefinizione della presenza militare in Africa e dalle incertezze interne alla NATO — prevede un aumento dei riservisti, un rafforzamento dell’industria della difesa e una maggiore preparazione civile.

La combinazione delle dichiarazioni del generale Mandon, dell’invio del manuale di sopravvivenza ai cittadini e della progettazione del nuovo servizio militare indica che Parigi sta predisponendo strumenti per affrontare la minaccia ritenuta più concreta: un possibile conflitto con la Russia nei prossimi anni. L’annuncio atteso chiarirà struttura, costi e finalità del nuovo modello, destinato a rappresentare una delle più importanti riforme della difesa francese dagli anni ’90.