In aula con il burqa. È la nuova provocazione di una senatrice australiana di estrema destra, Pauline Hanson, che con il suo gesto ha suscitato critiche e polemiche e ha portato a sospendere la seduta, poi ripresa dopo non poche tensioni.

La leader del partito nazionalista One Nation è impegnata da anni affinché il burqa venga vietato in Australia, così come tutto ciò che copre il volto. Dopo che le è stato negato il permesso di presentare un disegno di legge che avrebbe introdotto il divieto, la parlamentare ha ripetuto di fatto la provocazione del 2017, entrando in aula con indosso una lunga veste nera.

Una senatrice dei Verdi ha parlato di una trovata con intenti "razzisti". Un'altra collega ha denunciato "mancanza di rispetto per la religione" islamica. "A prescindere dalle nostre convinzioni personali, la forma di mancanza di rispetto dimostrata in questo momento non è degna di un membro del Senato dell'Australia", ha detto il ministro degli Esteri Penny Wong.

Sulla pagina Facebook “Pauline Hanson's One Nation Party” è stato pubblicato un post con accuse ai senatori di essere "ipocriti" per aver bloccato una proposta per vietare il burqa. "Se non vogliono che il senatore Hanson lo indossi, vietino il burqa", si legge nel messaggio. In Australia, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2021, i musulmani sono circa il 3,2% della popolazione, oltre 25 milioni di persone. La trovata della parlamentare arriva in un momento in cui nel Paese cresce il sostegno alle politiche e alla retorica anti-immigrazione, con il suo partito che ha raddoppiato i suoi seggi, arrivando a quota quattro alle elezioni di maggio.