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KHAMENEI.IR
Il Cremlino lancia un chiaro monito: «Un cambio di regime in Iran è inaccettabile ed estremamente pericoloso». A dichiararlo è Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, che ha avvertito che la morte dell’ayatollah Ali Khamenei scatenerebbe una crisi globale. «Sarebbe come scoperchiare il vaso di Pandora», ha affermato in un’intervista a Sky News, sottolineando come un allargamento del conflitto rischierebbe un’escalation regionale irreversibile.
Il timore di Mosca si basa anche su motivazioni geopolitiche: la guerra tra Israele e Iran si sviluppa in una regione vicina ai confini della Russia. «Siamo preoccupati, non è una guerra lontana da noi», ha detto ancora Peskov. Mosca, ha aggiunto, mantiene «contatti costanti con Washington» per monitorare la crisi e sollecitare soluzioni diplomatiche.
Intanto gli attacchi proseguono. L’aviazione israeliana ha colpito diversi siti militari e nucleari a Teheran. Secondo quanto riportato dall’IDF, sono stati bombardati impianti industriali per la produzione di missili e almeno un sito legato al programma di armi nucleari. Più di 60 aerei da guerra sarebbero stati coinvolti nei raid.
Tra i bersagli anche strutture civili: un missile iraniano ha colpito la città di Be’er Sheva, nel sud di Israele, causando cinque feriti lievi e danneggiando un ufficio della Microsoft. Almeno sei automobili sono andate a fuoco. Secondo il servizio medico d’emergenza Magen David Adom, i feriti sono stati colpiti dall’onda d’urto o intossicati dal fumo.
La guida suprema iraniana Khamenei ha reagito alle operazioni con un messaggio pubblicato su X: «Il nemico sionista viene punito. Proprio ora».
Sul fronte economico, la guerra ha già avuto un impatto diretto. Secondo il Centro studi di Confindustria, il prezzo del petrolio è risalito a 77 dollari al barile (contro i 63 di maggio), mentre il gas in Europa è salito a 40 €/mwh. Una fiammata che aggrava il quadro globale già instabile.
Il New York Times riporta intanto che l’intelligence statunitense non ritiene ancora deciso l’eventuale passo dell’Iran verso la costruzione di una bomba nucleare, pur confermando che Teheran possiede già una scorta sufficiente di uranio arricchito. Un’eventuale azione militare americana o l’eliminazione della guida suprema iraniana potrebbero però accelerare questa scelta.
Israele, dal canto suo, non sembra voler interrompere le ostilità. Il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato che «un dittatore come Khamenei non può continuare ad esistere». Mentre la diplomazia europea cerca un canale di dialogo, con un vertice previsto a Ginevra tra Iran, Germania, Francia e Regno Unito, la via della trattativa appare ancora lontana.