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Climate activist Greta Thunberg with other activists from a human rights organization meets with journalists in Catania, Italy, Sunday, June 1, 2025, ahead of their departure for the Mideast. (AP Photo/Salvatore Cavalli)
Greta Thunberg è tornata in Svezia dopo essere stata espulsa da Israele, a seguito del sequestro della nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition. L’imbarcazione era salpata da Catania con un carico simbolico di aiuti umanitari destinati a Gaza ed è stata intercettata nella notte tra domenica e lunedì dall’esercito israeliano, che l’ha rimorchiata nel porto di Ashdod.
A bordo si trovavano 12 attivisti di varie nazionalità: oltre a Thunberg, anche cittadini di Francia, Germania, Olanda, Brasile, Spagna e Turchia. Di questi, otto hanno rifiutato l’espulsione e sono tuttora detenuti. Lo ha comunicato il gruppo per i diritti umani Adalah, che sta fornendo assistenza legale. Gli altri quattro – tra cui la stessa Thunberg e un giornalista – hanno accettato di essere rimpatriati.
Il ministero degli Esteri israeliano ha confermato che Greta Thunberg ha lasciato il Paese con un volo diretto in Svezia via Francia. La sua espulsione, insieme a quella di tre attivisti, sarebbe avvenuta in forma semplificata. Per gli altri otto attivisti, invece, è in corso l’iter giudiziario che potrebbe portare al loro trasferimento nella prigione per immigrati illegali di Givon, vicino Ramla. L’avvocata Nariman Shehade Zoabi, di Adalah, ha spiegato che «il loro rifiuto dell’espulsione comporterà tempi più lunghi e possibili udienze giudiziarie».
La missione della Flotilla è stata definita illegale da Israele, che ha accusato i partecipanti di portare avanti una campagna mediatica: «Attivismo da Instagram», ha detto un portavoce, etichettando l’imbarcazione come «yacht dei selfie». In un video diffuso dal governo, i soldati israeliani appaiono mentre distribuiscono acqua e panini agli attivisti.
La Freedom Flotilla Coalition ha reagito parlando apertamente di «rapimento in acque internazionali», accusando Tel Aviv di aver violato il diritto internazionale e le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza. Secondo la ONG, il carico umanitario – composto da latte in polvere, cibo e forniture mediche – è stato confiscato.
Anche sul piano diplomatico l’incidente ha provocato un’ondata di reazioni: la Francia ha chiesto il rientro immediato dei suoi sei cittadini, tra cui l’eurodeputata Rima Hassan. La Spagna ha convocato l’incaricato d’affari israeliano a Madrid, mentre la Germania ha offerto assistenza consolare a Yasemin Acar, attivista tedesca per i diritti umani. Turchia e Iran hanno parlato apertamente di violazione del diritto internazionale e di “pirateria”.
Nel pieno della polemica, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato di aver ordinato la proiezione ai detenuti del video del massacro di Hamas del 7 ottobre, dichiarando: «È giusto che Greta e i suoi compagni vedano chi stanno sostenendo».
Infine, un commento al vetriolo è arrivato anche dal presidente americano Donald Trump, che ha definito Thunberg «una persona giovane e arrabbiata» consigliandole «un corso per la gestione della rabbia». Sul sequestro della nave ha detto: «Israele ha già abbastanza problemi, non credo abbia rapito Greta Thunberg».
Intanto, nonostante una riapertura parziale dei valichi, le Nazioni Unite e diverse ONG continuano a denunciare una carestia imminente a Gaza, dovuta alla difficoltà di far arrivare gli aiuti e alla prosecuzione delle operazioni militari.