La Francia del presidente Macron si smarca ancora una volta dai suoi alleati più stretti, e dai partner del G7. A sorpresa, il capo dell'Eliseo pubblica in serata, sui social, la lettera inviata al presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, in cui conferma l'intenzione della Francia di diventare la prima grande potenza occidentale a riconoscere uno Stato palestinese. Una decisione, spiega, presa nella speranza di accelerare una tregua nonché in sintonia con l’"impegno storico" storico francese "per una pace giusta e duratura in Medio Oriente".

Il riconoscimento, annuncia Macron, sarà formalizzato a settembre, durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma intanto la fuga in avanti di Parigi, benché anticipata nelle scorse settimane, “spariglia” le carte a poche ore dai colloqui sul disastro di Gaza chiesti dal premier britannico Keir Starmer agli omologhi di Parigi e Berlino. Se in Europa diversi partner hanno già espresso la volontà di riconoscere lo stato palestinese o lo hanno già riconosciuto, come la Spagna, altrove la mossa francese ha già scatenato attriti e aperte critiche.

L'annuncio di Macron ha subito suscitato le reazioni adirate di Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, che non ha esitato a condannare "fermamente" la decisione del "signor Macron" di riconoscere uno Stato palestinese, "accanto a Tel Aviv, in seguito al massacro del 7 ottobre 2023". Invece di portare la pace, questa decisione "premia il terrorismo", ha sottolineato Netanyahu accusando Parigi di guidare "una crociata contro lo Stato ebraico".

Un'altra doccia fredda, per molti altrettanto prevedibile, è arrivata da Washington, con un post pubblicato su X pubblicato dal segretario di Stato, Marco Rubio: "Gli Stati Uniti - si legge - respingono fermamente il piano di Macron", una decisione "sconsiderata": "non fa che alimentare la propaganda di Hamas e ostacola la pace", scrive Rubio definendo peraltro l'annuncio "uno schiaffo in faccia alle vittime del 7 ottobre".

La Francia, evidenziano i media Oltralpe, deve co-presiedere con l'Arabia Saudita una conferenza internazionale a livello di capi di Stato e di governo volta a rilanciare la cosiddetta soluzione dei "due Stati". D'altra parte, gli Stati Uniti già sotto la precedente amministrazione di Joe Biden e, ancor più vigorosamente, con Trump, si sono sempre opposti a qualsiasi riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, preferendo una soluzione negoziata.

L'annuncio di Macron che si è immediatamente guadagnato l'elogio di Riad, "arriva lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti e Israele, dopo aver accusato Israele di non agire in buona fede, abbandonano i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, in Qatar", osserva il New York Times. In un momento non facile per le relazioni transatlantiche, l'irritazione di Tel-Aviv per il riconoscimento francese è subito condivisa da Washington che - rammenta Cnn - "è sempre più in disaccordo con gli alleati occidentali europei in Europa per via della guerra tra Israele a Gaza".

"Con il presidente Trump apparentemente riluttante a esercitare pressioni su Netanyahu per porre fine alla guerra e le relazioni di Macron con la Casa Bianca tese a causa delle divergenze su Ucraina, dazi doganali e insulti personali - scrive ancora il Nyt - il leader francese ha evidentemente ritenuto che fosse giunto il momento di prendere le distanze dagli Stati Uniti e proporre una visione europea distinta per il Medio Oriente". Non è ancora chiaro se altri partner del G7 seguiranno Parigi sulla strada del riconoscimento, cosa che - stando a quanto dichiarato nei giorni scorsi da funzionari francesi - la Francia apprezzerebbe.

Gli stessi funzionari avevano anticipato che l'Eliseo aveva l'intenzione di accelerare i tempi del riconoscimento dello Stato palestinese e che Macron avrebbe valutato "attentamente" quando fare un annuncio per cercare di garantire che avesse un impatto positivo e potesse dare slancio alla crisi mediorientale. Fonti diplomatiche interpellate da The Guardian hanno tuttavia fatto trapelare che le spinte in avanti di Parigi hanno incontrato le resistenze anche di Regno Unito e Canada, a pochi giorni dalla riunione dei ministri degli Esteri, a New York. Inoltre, evidenzia il Nyt - "non è nemmeno chiaro quale territorio la Francia riconoscerà come parte dello Stato palestinese". Molti osservatori propendono a 'derubricare' la storica decisione di Macron come una mossa di portata soprattutto simbolica. Una "manifestazione di virtù" che rischia di non avere alcun impatto concreto sul campo.