È giallo in Medio Oriente. Lunedì notte Hamas ha riconsegnato a Israele una bara che avrebbe dovuto contenere i resti di uno degli ostaggi morti durante la prigionia a Gaza, una volta che il feretro è stato aperto e i resti esaminati per dargli un’identità si è però scoperto che appartengono a un ostaggio i cui resti erano già stati recuperati.

A riferirlo è stata la stampa israeliana che ha riportato i risultati degli esami eseguiti dall’Istituto Forense Abu Kabir sui resti riconsegnati dal Movimento islamista palestinese. Secondo quanto emerso dalle verifiche forensi i resti apparterrebbero a Ofir Tzarfati, 27 anni, morto a seguito delle ferite d’arma da fuoco riportate mentre tentava la fuga dal festival Nova. Dichiarato morto poco più di un mese dopo, la sua salma era stata recuperata dalle Idf quasi due anni fa, a dicembre del 2023, nel corso di un’operazione militare a Gaza.

A seguito dell’accaduto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato ieri una riunione urgente del gabinetto di sicurezza per valutare una risposta alle violazioni messe in atto da Hamas nella restituzione dei resti degli ostaggi, parte integrante della prima fase del piano di pace. «Si tratta di una chiara violazione dell’accordo - ha dichiarato l’ufficio del primo ministro israeliano - obbligata a restituire i corpi dei 13 prigionieri uccisi ancora detenuti a Gaza».

I membri di estrema destra del governo Netanyahu non hanno perso l’occasione per spingere l’esecutivo a riprendere il conflitto. «Il fatto che Hamas continui a giocare e non consegni immediatamente tutti i corpi dei nostri caduti è di per sè la prova che l’organizzazione terroristica è ancora in piedi - ha tuonato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir - Dobbiamo esigere da essa la sua stessa esistenza e distruggerla completamente, una volta per tutte, in conformità con l’obiettivo centrale definito per la Guerra di Rinascita», ha concluso Ben Gvir.

«Signor Primo Ministro, basta esitazioni. Dia l’ordine! - ha scritto su X il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich - Considerando le ripetute violazioni da parte di Hamas dei termini del cessate il fuoco e della prima fase del piano del Presidente Trump, e considerando la mancanza di progressi nello smantellamento e nella smilitarizzazione di Gaza, vi chiedo di convocare urgentemente oggi il gabinetto di sicurezza per una discussione al fine di formulare un pacchetto di risposte energiche e determinate e per garantire la nostra adesione all’obiettivo centrale della guerra: la distruzione di Hamas e la rimozione della minaccia che proviene da Gaza verso i cittadini di Israele».

Anche l’ex primo ministro israeliano, Naftali Bennet, è intervenuto a riguardo. «Hamas è un cancro. Hamas deve essere distrutta» ha dichiarato il principale avversario politico di Netanyahu, al quale contenderà il ruolo di premier alle prossime elezioni legislative, previste per il 2026. Più cauto invece il leader dell’opposizione, Yair Lapid, secondo cui non ci sarebbe «motivo per tornare in guerra, sapevamo che il processo di restituzione dei corpi è complesso».

Durante un’intervista a Ynet Studio Lapid ha sostenuto che le violazioni da parte di Hamas dell’accordo sulla restituzione dei corpi rapiti «non giustificano il ritorno al combattimento su vasta scala, ma non giustificano nemmeno il silenzio di Israele». Secondo Lapid lo scopo di Israele in questa fase deve essere quello di «riportare indietro i corpi. Dobbiamo lavorare finché tutti non saranno tornati», ha concluso Lapid. Tra le accuse mosse ad Hamas ci sarebbe anche quella di aver inscenato la falsa scoperta dei resti dell’ostaggio. A sostenerlo sono le Idf che in un post su X, corredato da un video, mostrano «agenti di Hamas mentre rimuovevano i resti da una struttura preparata in anticipo e li seppellivano nelle vicinanze».

Pronta è arrivata la replica di Hamas. «Israele ostacola le operazioni di ricerca a Gaza Est - ha dichiarato ad Al Jazeera un esponente del Movimento, rimasto anonimo - la versione data da Israele sul rallentamento delle operazioni da parte della resistenza è falsa. Inventa menzogne sui corpi per mettere in atto intenzioni aggressive, chiedendo agli intermediari di assumersene la responsabilità». Hamas infatti accusa Israele di bloccare l’accesso dei suoi membri e della Croce Rossa a Gaza per poter svolgere le attività di ricerca delle ultime salme ancora non localizzate.

A seguito delle polemiche scaturite dallo scambio dei resti la Croce Rossa, tramite il portavoce del Comitato Internazionale in Israele Gilad Gorsman, ha fatto sapere che «quando Hamas annuncia il trasferimento, noi arriviamo». «Non siamo sempre presenti - ha proseguito Gorsman interpellato sulle notizie secondo cui Hamas avrebbe indicato il luogo in cui si trovava la salma di un ostaggio e invitato l’organizzazione sanitaria a intervenire - Interveniamo in un momento concordato, dopo che Hamas ha annunciato di voler effettuare un trasferimento. Forniamo assistenza tecnica su come condurre la ricerca, su come gestire correttamente la movimentazione dei corpi e anche su come effettuare il trasferimento. La ricerca in sè non viene effettuata da noi».

Nel tardo pomeriggio Netanyahu, convinto anche dalle pressioni arrivate da tutto lo spettro politico israeliano, ha ordinato alle Idf di condurre «immediatamente» nuovi «potenti attacchi» sulla Striscia di Gaza. Alla base della decisione del premier israeliano, oltre all’incidente legato alla consegna delle spoglie di Tzarfati, c’è la notizia che Hamas avrebbe aperto il fuoco contro posizioni delle Idf nel sud della Striscia.