PHOTO
La situazione a Gaza
Dopo il direttore esecutivo Jake Wood, anche il capo delle operazioni David Burke ha lasciato la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), la fondazione istituita in Svizzera per gestire il controverso piano di aiuti umanitari statunitense nella Striscia di Gaza. Lo riporta il Washington Post, citando fonti informate ma senza conferme ufficiali da parte di Burke.
Defezioni e polemiche
Le dimissioni arrivano a pochi giorni di distanza da quelle di Wood, ex marine e figura di riferimento del progetto, che aveva definito il piano «non rispettoso dei principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza». Una critica pesante, rivolta a un meccanismo messo a punto con il sostegno diretto di Israele e degli Stati Uniti.
Operazioni già avviate
Nonostante la fuga dei vertici, la GHF ha annunciato ieri l’avvio delle operazioni di distribuzione: camion carichi di aiuti alimentari sono stati consegnati presso il “Secure Distribution Site One”, nei pressi del corridoio di Philadelphi, al confine tra Gaza ed Egitto. La consegna avviene con scorta armata di contractor americani.
Alla guida ad interim della fondazione è stato nominato John Acree, ex funzionario USAID. La GHF, registrata come nonprofit in Svizzera e nel Delaware, è supportata da Washington e Tel Aviv e utilizza contractor privati per la protezione dei convogli e dei centri di distribuzione.
Dura condanna dell’ONU
Il piano è stato fermamente contestato dalle Nazioni Unite, che si sono rifiutate di parteciparvi denunciando una "militarizzazione dell’aiuto umanitario". L’ONU teme che il progetto possa nascondere un disegno più ampio di trasferimento forzato dei palestinesi, spinti verso il sud della Striscia dove si prevede la concentrazione dei centri di distribuzione.
Le famiglie, costrette a muoversi per ricevere aiuti, vengono sottoposte a controlli, secondo quanto riferito dalle fonti ufficiali. Una modalità che rischia di trasformare l’assistenza in uno strumento di pressione.