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Israeli police officers escort Palestinian women while right wing Israelis marking Jerusalem Day, an Israeli holiday celebrating the capture of east Jerusalem in the 1967 Mideast war, in Jerusalem's Old City, Monday, May 26, 2025. (AP Photo/Ohad Zwigenberg) Associated Press/LaPresse
Cos’è successo a Israele? Cosa è accaduto al cuore pulsante, seppure contraddittorio e incoerente – ma in fondo integro – dell’unica democrazia del Medio Oriente? Cos’è successo all’enclave del diritto, alla cittadella assediata delle garanzie, allo Stato nato non solo dalla Shoah, ma per la Shoah, come prova vivente che l’inferno esiste e non va dimenticato?
La verità è che quell’Israele – l’Israele dei kibbutz socialisti, degli intellettuali, delle Corti Supreme che insegnavano diritto al mondo - s’è persa. Si è persa nel sangue e nelle lacrime di Gaza, certo, ma si è persa anche nelle istantanee di ieri, negli occhi di quei ragazzini che hanno circondato, ingiuriato, malmenato un gruppo di vecchi musulmani e due donne che indossavano il velo, ognuno di loro terrorizzato da quella violenza cieca e gratuita.
Un’immagine scioccante perché non racconta la ferocia criminale e cinica del governo di Netanyahu, ma quella viscerale, strisciante di un pezzo (minoritario) di popolazione che, dal pogrom disumano e feroce del 7 ottobre, sembra aver smarrito la sua identità. Quella violenza a bassa intensità, quel bullismo religioso, è la vera rovina. È Israele che si guarda allo specchio e scopre che lo specchio è in frantumi.
Anna Foa lo ha detto con parole definitive: è un suicidio morale, è un suicidio etico. Ma nessuno ha la forza per fermare tutto questo, perché Israele è nata e cresciuta con la consapevolezza di dover fare tutto da sola: compresa l’autodistruzione. Ed è lì, in quella solitudine, che sta la responsabilità di ognuno di noi.
E allora non rimane che sperare che le voci del dissenso - giudici, scrittori, e addirittura pezzi di esercito - riescano a mettere un freno a questo omicidio-suicidio. Ma oggi, anche per via di quelle immagini, di quella ferocia da strada, la speranza sembra un po’ più lontana.
Solo Israele può fermare Israele. Ma prima dovrebbe ritrovare la propria coscienza più autentica. Perché sotto le macerie di Gaza rischia di morire anche la sua anima.