La metamorfosi del processo mediatico-giudiziario è compiuta. Forse in modo definitivo, irreversibile. Ma prima la notizia, che a quanto pare è ufficiale: Nicola Gratteri - quel Nicola Gratteri, il procuratore di Napoli nonché autocelebrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, oltre che campione della giustizia mediatica - avrà una sua trasmissione, un suo programma che si chiamerà “Lezioni di mafie”. Lo hanno annunciato i vertici de La7 che, effettivamente, hanno fatto un colpo mica male portando in Tv il faro della giustizia mediatica.

Ma dopo i doverosi auguri al procuratore e presentatore, una cosa va pur detta: se è vero che La7 ha fatto un colpaccio che lo share (ci scommettiamo) premierà, d’altra parte l’immagine e la credibilità della magistratura rischia di uscirne ancora più ammaccata. Già in deficit di consensi - tanto che il presidente Anm Parodi quasi si è “augurato” la morte di un paio di magistrati per risollevare le sorti di una categoria che, dopo lo scandalo del Sistema, era in caduta libera - la magistratura rischia infatti di finire sempre più in basso nella classifica del “gradimento” istituzionale.

Insomma, questa iniziativa conferma l’immagine di una magistratura mediatica, vogliosa di primi piani e di un palcoscenico senza alcun contraddittorio. Del resto il procuratore Gratteri ha già dato prova di un talento televisivo di prim’ordine. Nel corso delle sue numerose conferenze stampa si è sempre proposto, non solo come un “semplice” funzionario al servizio dello Stato, ma come una sorta di uomo della provvidenza: “Voglio smontare la Calabria come un trenino Lego”, disse in un’indimenticabile conferenza successiva all’ennesima retata di arresti.

Ma il bello di tutta la faccenda è che qualche giorno fa Aldo Grasso - quell’Aldo Grasso, il re dei critici televisivi - lamentava l’eccessiva presenza mediatica indovinate di chi? Dei procuratori, direte voi. Macché, secondo Aldo Grasso a infestare i palinsesti tv sarebbero gli avvocati (sic!). Vediamo se dopo le “lezioni gratteriane” ci ripenserà. E vediamo cosa dirà il Csm. Quel Csm...