Mobilitazione generale. Questo l’effetto scatenato in Italia dall’intercettazione della Global Sumud Flotilla. Appresa la notizia del blocco della flotta umanitaria da parte delle autorità di Tel Aviv, migliaia di persone hanno inondato le strade e le piazze di numerose città italiane sventolando bandiere della Palestina e intonando cori di solidarietà verso il popolo palestinese e condanna per il governo israeliano.

Le manifestazioni sono proseguite per tutta la giornata di oggi, guidate dagli studenti che a Bologna e Milano hanno occupato le università. Nel capoluogo emiliano si sono registrati scontri tra polizia e manifestanti che hanno tentato di entrare alla stazione dei treni per bloccare il traffico ferroviario. Domani è prevista un’altra giornata di mobilitazioni con lo sciopero generale proclamato da Cgil e Usb, che però è stato dichiarato illegittimo dalla Commissione di garanzia degli scioperi per violazione dell’obbligo legale di preavviso previsto dalla l.n. 146/90, mentre per sabato è prevista una manifestazione nazionale.

Rispetto alla dichiarata illegittimità dello sciopero «innanzitutto il legislatore non distingue fra sciopero politico e sciopero per ragioni diverse», spiega l’avv. Gianpiero Belligoli, «la legge n. 146/1990 prevede un preavviso non inferiore a 10 giorni per effettuare lo sciopero. L’articolo 2 comma 7 della legge 146 del 1990 che consente di derogare dal preavviso minimo di 10 giorni nei soli casi di “astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”, che non rilevano evidentemente nel caso di specie, essendo appunto lo sciopero connotato da ragioni politiche e/o umanitarie, in ogni caso estranee a quelle menzionate dalla norma. La sanzione prevista dalla legge è di tipo pecuniario per le OO.SS. che hanno indetto e promosso lo sciopero in violazione dei limiti di legge», al contrario «il lavoratore che aderisce ad uno sciopero illegittimo compie un comportamento suscettibile di rilevanza disciplinare, ai sensi dell’art. 4, comma 1, l. n. 146/1990 e potrebbe essergli contestata l’assenza dal lavoro ingiustificata o mal giustificata».

Mentre secondo l’avv. Alberto Piccinini: «In un caso del genere non valgono le norme rigide previste per gli scioperi convocati da organizzazioni sindacali nell’ambito di conflitti con una controparte datoriale o anche con una controparte politica, in quanto si tratta di uno sciopero proclamato in una logica completamente diversa».

Nonostante il blitz della marina militare israeliana, questa mattina il sistema di tracciamento del sito della Global Sumud Flotilla mostrava la nave Mikeno ancora in navigazione oltre lo sbarramento del blocco navale e a meno di un’ora di navigazione dalla costa di Gaza. Il direttivo della Gsf ha però comunicato di non essere in grado di mettersi in contatto con la nave e le Idf hanno smentito la notizia.

Nel corso del suo intervento alla Camera dei deputati il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha riferito che «già da venerdì potrebbero avvenire le prime partenze» degli attivisti arrestati dalla marina israeliana «soprattutto per chi accetterà di lasciare volontariamente Israele». Mentre «per chi rifiuterà l’espulsione immediata, sarà necessario attendere il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria israeliana, che potrebbe richiedere 48-72 ore», al netto di ritardi dovuti allo Yom Kippur, importante festività ebraica.

Gli oltre 400 attivisti arrestati in attesa dell’«unico provvedimento di espulsione coatta» sono stati trasferiti al carcere di Ketziot, definito «un inferno» dalla Ong israeliana B’Tselem per gli abusi e le violenze subiti dai detenuti palestinesi. Il governo israeliano prevede di rimpatriare gli attivisti tramite «due voli charter, lunedì 6 e martedì 7 ottobre, in due distinte capitali europee», ha spiegato Tajani alla Camera.

Tra questi sarebbero 40 gli italiani arrestati dalle forze armate israeliane. Secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri la barca Karma, su cui viaggiavano il parlamentare Arturo Scotto e l’europarlamentare Annalisa Corrado, si è staccata dalla flotta e ha fatto rotta verso il porto di Ashdod, da cui dovrebbero ripartire per Cipro o la Grecia mentre l’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi e il senatore M5S Marco Croatti, che si trovavano sulla nave Morgana, sono stati tra i primi membri della flotta ad essere fermati e, come dichiarato da Tajani, «riceveranno lo stesso trattamento degli altri fermati».

La missione è stata fermata ma non è finita. La seconda ondata di navi umanitarie, stavolta sotto l’egida della Freedom Flotilla Coalition, è partita il 25 settembre dal porto di Otranto ed è composta da due barche a vela battenti bandiera italiana e francese, la Al Awda e la Ghassan Kanafani, a cui si è aggiunta successivamente la Conscience, per un totale di circa un centinaio di attivisti. La Ffc si unirà all’altezza dell’isola greca di Creta alla Thousand Madleens, altra flotta umanitaria composta da otto imbarcazioni.

Nel pomeriggio, invece, altre 45 barche sono partite dal porto turco di Arsuz, vicino al confine con la Siria, allo scopo di «dare sostegno alla Global Sumud Flotilla», secondo quanto riportato dalle emittenti turche Sabah e Yeni Safak. La nuova flotta è stata organizzata dalla Piattaforma per la Palestina e al momento non risulterebbe un coinvolgimento del governo di Ankara. «Questa è la risposta all’intercettazione da parte di Israele del convoglio della Global Sumud Flotilla» ha scritto la Gsf in un post su X corredato dalla foto delle barche turche. Il portavoce della Flotilla, Feridun Ozdemir ha dichiarato che lo scopo della missione è di rompere il blocco navale imposto da Israele, definito «la canaglia del Mediterraneo Orientale».