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Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu attends the U.S. Independence Day reception, known as the annual "Fourth of July" celebration, hosted by Newsmax, in Jerusalem on Wednesday, Aug. 13, 2025. (Ronen Zvulun/Pool Photo via AP)
Una domanda semplice e disarmante: «Dove eravate il 7 ottobre 2023?». A farla non un cittadino israeliano qualunque o un parente di una vittima o di un ostaggio degli eccidi di due anni fa. La domanda è stata fatta direttamente dal capo di Stato maggiore dell’esercito, Eyal Zamir, l’ufficiale più alto in grado in Israele, che ha le redini dell’Idf e la responsabilità di tutte le operazioni militari in corso sulla Striscia di Gaza.
Zamir ha interrogato, secondo quanto riportato dall’emittente Channel 13, i partecipanti al gabinetto di sicurezza di domenica notte criticando tutti i presenti, a partire dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che insistono nel voler sradicare con la forza Hamas, dopo un impegno poco convinto ed efficace negli anni passati. «Dove eravate il 7 (ottobre 2023, ndA)? L’8? Il 9?», ha chiesto il generale Zamir. «Ora ve lo ricordate – ha aggiunto, mettendosi idealmente altri fregi sull’uniforme -, dopo due anni. Quando sono entrato in questa posizione, Gaza non era stata sconfitta. Oggi, il 70% di Gaza è stato sconfitto».
La durissima presa di posizione del capo di Stato maggiore della Difesa, assieme ad altri responsabili della sicurezza, ha fatto emergere ancora una volta le diversità di vedute tra i militari e chi governa Israele. I primi – già un mese fa Zamir espresse preoccupazione circa i rischi concreti di gravi perdite umane con l’ingresso delle truppe sulla Striscia - si oppongono ai piani decisi da Netanyahu di occupare militarmente Gaza City, sostenendo il raggiungimento di un accordo graduale per il rilascio degli ostaggi ed un conseguente cessate il fuoco. Nella ricostruzione di Channel 13 si parla di uno Zamir senza peli sulla lingua e arrembante. Il capo dell’esercito si è sfogato dopo l’intervento del segretario di gabinetto, Yossi Fuchs, che a sua volta aveva chiesto ai ministri di fornire una spiegazione sull’insistenza nel perseguire a tutti i costi e in fretta la sconfitta di Hamas.
I piani dell’operazione su larga scala e il controllo totale della Striscia di Gaza prevedono il richiamo graduale di 60 mila riservisti. I vertici militari non nascondono forti perplessità e sottolineano la stanchezza delle truppe. Gli ufficiali al fronte hanno più volte rilevato la necessità di garantire un ricambio e turni di riposo più lunghi per i soldati per alleviare lo stress di quasi due anni di guerra.
Il numero uno dell’Idf ha incontrato i riservisti che si sono presentati a rapporto nella base di Nachshonim. «Le Forze di difesa d’Israele – ha riferito Zamir - aumenteranno e potenzieranno gli attacchi in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. È per questo che vi abbiamo chiamato». «Ci stiamo preparando - ha aggiunto - per la continuazione della guerra. Aumenteremo e potenzieremo gli attacchi della nostra operazione, ed è per questo che vi abbiamo chiamato. Abbiamo già iniziato l’operazione di terra a Gaza City, ma non fatevi illusioni. Stiamo già entrando in luoghi in cui non siamo mai entrati prima». Zamir, riferendosi ad Hamas, è apparso molto determinato: «Le Idf non offrono nulla di meno che una vittoria decisiva. Non fermeremo la guerra, finché non avremo sconfitto questo nemico».
Eyal Zamir Zamir è stato nominato alla guida dell’esercito nella primavera scorsa, a seguito delle dimissioni di Herzi Halevi. Israele a marzo ha decretato la fine di un cessate il fuoco di due mesi con Hamas, grazie al quale si è giunti alla liberazione di decine di ostaggi. Nonostante la massiccia campagna militare, l’esercito israeliano non è riuscito a sconfiggere definitivamente l’organizzazione militare sostenuta dall’Iran. Hamas conserva una capacità di reazione tale da attaccare le truppe di Tel Aviv e Gerusalemme e di condizionare la vita dei gazawi. Inoltre, nelle sue mani resterebbero 48 ostaggi, una ventina dei quali ancora vivi.
Ma gli attriti tra i comandi militari e il potere esecutivo riguardano pure la gestione nell’immediato della Striscia di Gaza. Sempre Eyal Zemir, che sembra assumere nella guerra in corso il ruolo dell’altro peso della bilancia, ha detto, in base alle indiscrezioni riportate dal quotidiano Maariv, che con l’occupazione di Gaza City Israele ammette di voler «istituire un governo militare».
Su questo punto il ministro della Sicurezza, Itamar Ben Gvir, e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, hanno chiarito la linea del governo con i toni sprezzanti che li contraddistinguono: «Abbiamo preso una decisione e siamo ben consapevoli delle implicazioni. Se accettassimo un accordo e il ritiro dei soldati metteremmo la loro stessa vita in pericolo. Pertanto dobbiamo condurre una guerra enorme, annientare i miliziani di Hamas e incoraggiare l’immigrazione». Secondo la ricostruzione offerta da Maariv, Ben Gvir ha proposto una votazione sulla questione di un accordo con Hamas, chiedendo un voto contrario su una possibile intesa, anche parziale, con il movimento responsabile degli eccidi del 7 ottobre 2023.
Il premier Benjamin Netanyahu ha negato al ministro della Sicurezza di mettere ai voti la questione, in quanto il tema non era stato inserito nell’ordine giorno, aggiungendo che «l’obiettivo attuale del governo è far crollare Hamas». Rimane la domanda di fondo che assilla sempre più israeliani: «Dove eravate il 7 ottobre 2023?».