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Paracadutati a Gaza altri aiuti umanitari
Un gruppo di deputati Democratici del Congresso americano ha redatto una lettera destinata al presidente Donald Trump e al segretario di Stato Marco Rubio per chiedere il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese da parte degli Stati Uniti. L’iniziativa, svelata in anteprima dal Guardian, porta la firma di oltre una dozzina di parlamentari progressisti guidati dal deputato della California Ro Khanna.
Tra i cofirmatari figurano esponenti di primo piano dell’ala sinistra del Partito Democratico, come Greg Casar (Texas), Pramila Jayapal (Washington) e Maxwell Frost (Florida).
«Protezione e autodeterminazione»
Nella bozza della lettera si legge un appello chiaro: «Questo tragico momento ha evidenziato al mondo la necessità, da tempo tale, di riconoscere l’autodeterminazione palestinese. Così come la vita dei palestinesi deve essere immediatamente protetta, così anche i loro diritti come popolo e nazione devono essere urgentemente riconosciuti e sostenuti».
La proposta, tuttavia, si accompagna a condizioni ben precise. I firmatari sottolineano infatti che lo Stato palestinese «dovrà riconoscere pienamente Israele e adottare un quadro normativo che ne garantisca la sicurezza, incluso il disarmo e la rinuncia al potere da parte di Hamas, per essere ampiamente accolto dalla comunità internazionale».
Casa Bianca contraria
La risposta della Casa Bianca non si è fatta attendere. In un recente briefing, la portavoce Karoline Leavitt ha ribadito la posizione dell’Amministrazione Trump: «Il presidente considera la creazione di uno Stato palestinese come una ricompensa per Hamas». La linea resta quella dell’intransigenza: nessuna concessione fino a quando l’organizzazione armata sarà coinvolta nella governance dei Territori.
Tempistica e contesto internazionale
Secondo quanto riferito dall’ufficio di Ro Khanna, la lettera sarà ufficialmente inviata dopo il 16 settembre, data che coincide con i lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (in programma dall’8 al 23 settembre). Un timing strategico, scelto per rilanciare il dibattito internazionale sulla questione mediorientale.