«Se vogliamo dirla tutta i numeri non sono preoccupanti in relazione a quelli sul territorio: non è che il Covid lo portano i migranti». Lo ha affermato il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, intervenendo a Radio 24 a «Il caffè della domenica». In Sicilia «abbiamo mandato i militari non per il Covid ma perché gli arrivi erano tanti, per i controlli necessari. Vorrei dire che vedo un dato preciso, che è quello delle strutture di prima accoglienza: su 56 mila persone i positivi sono il 2,17%: 1.238 circa».  «È il momento della responsabilità di tutti. Non può esserci un appartenente alle forze polizia dietro ognuno di noi. Anche da parte degli esercenti ci vuole senso di responsabilità. Questa è una battaglia che dobbiamo vincere tutti insieme», ha proseguito il ministro. «Le forze di polizia hanno dimostrato una grande capacità di controllo, con professionalità e umanità», ha aggiunto visto che durante lemergenza Coronavirus, «sono stati presenti con 24 milioni i controlli fino a giugno». A proposito degli esercenti, ha proseguito, «penso anche al distanziamento tra tavolini, per esempio ieri ho visto nei bar allaperto tavolini molto ravvicinati, anche questo sarà oggetto non solo dei controlli delle forze di polizia ma anche di attenzione da parte dei titolari degli esercizi pubblici». A proposito di migranti e nuove disposizioni, in un'intervista al quotidiano Avvenire, Lamorgese ha spiegato: «Il mio obiettivo è arrivare, appena sarà possibile, a una ripresa dei flussi regolari, anche perché questo è il modo più efficace per sottrarre tanti migranti allo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani». «Abbiamo cercato di non perdere mai di vista due parametri di riferimento fondamentali in tema immigrazione: la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono», ha detto la responsabile del Viminale al giornale della Cei. «Abbiamo ridisegnato un sistema di accoglienza e integrazione (Sai) capillare, diffuso in piccoli centri presenti in tutte le regioni, in cui gli immigrati hanno un nome, i documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere reclutati per lavori socialmente utili». Spiega ancora Lamorgese: «I precedenti decreti avevano stressato il sistema di accoglienza al punto di renderlo inefficace perché, di fatto, sono stati esclusi dai centri moltissimi immigrati finiti in una terra di nessuno in condizioni di precarietà e clandestinità». Nellintervista la ministra dellInterno ha parlato anche delle Ong e delle associazioni umanitarie impegnate nel soccorso in mare ai migranti. «Chiunque si trovi ad operare salvataggi in mare comprese le Ong, deve agire in un quadro normativo di riferimento e rispettare le regole», ha detto. «Stabilire un perimetro per le operazioni Search and Rescue non significa criminalizzare: tantè che, nel nuovo decreto, il provvedimento di divieto o di limitazione del transito e della sosta per le navi nel mare territoriale, per ragioni di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico dei migranti, non si applica alle operazioni comunicate ai competenti centri di coordinamento e allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle prescrizioni impartite dagli organi interessati», ha aggiunto.