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«Sono lieto e grato che il giudice abbia annullato la cancellazione del mio visto. Nonostante tutto quello che è successo la scorsa settimana, voglio restare e provare a competere agli Australian Open». Lo scrive su Instagram Novak Djokovic, dopo la decisione del giudice Kelly di permettere al numero uno del mondo di entrare in Australia e competere nel primo torneo stagionale del Grande Slam. E di uscire dall’albergo dove è confinato da giovedì perché non vaccinato contro il Covid ma in possesso di un’esenzione. «Rimango concentrato su questo - scrive il numero 1 del tennis -. Sono volato fino a qui per giocare in uno degli eventi più importanti che ci siano, davanti a fantastici tifosi. Per ora non posso dire di più, ma grazie per essere stati accanto a me durante tutto ciò e incoraggiarmi a restare forte». «Novak è libero. Pochi istanti fa si è allenato, era su un campo da tennis. È venuto in Australia per giocare a tennis», racconta invece il fratello di Novak, Djordje, nel corso della conferenza stampa tenuta dalla famiglia. «Amiamo l’Australia, Novak ama l’Australia. Non abbiamo altro che amore per quel paese. Sono sicuro che il sistema giudiziario australiano era sotto pressione enorme, il mondo intero stava guardando. Grazie alle persone in tutto il mondo, le persone che si sono sollevate in difesa di Novak. Inoltre, grazie al giudice Kelly, che è stato completo e neutrale». La situazione però non è ancora risolta e il ministero dell’Immigrazione, che ha impugnato la sentenza, potrebbe decidere di fermare nuovamente il campione serbo. La decisione definitiva su questa storia infinita dovrebbe nelle prossime ore. «Novak è finalmente libero. Lui è solo per la libertà di scelta -prosegue Djordje Djokovic-. Il diritto e la giustizia hanno vinto, mi aspetto che venga rispettata la decisione del giudice». «Questa è una grande vittoria per Novak, per la sua famiglia e il mondo libero. Ha rispettato tutto ciò che gli è stato chiesto», ribadisce il padre di Djokovic, Srdan, in conferenza stampa. «Negli ultimi giorni è stato molto, molto difficile per chiunque nel mondo sia libero di pensare. Ma lui è mentalmente estremamente, estremamente forte», spiega. «Gli hanno tolto tutti i suoi diritti come essere umano, non gli hanno dato il diritto di preparare la sua difesa per diverse ore e gli hanno portato via il telefono», ha proseguito. «Fortunatamente glielo hanno restituito il telefono. Ha contattato la sua squadra legale che ha montato una difesa fantastica, che non potevano eguagliare. La giustizia e lo stato di diritto hanno prevalso. Il giudice è stato fantastico, ha semplicemente rispettato i fatti. Ha preso l’unica decisione possibile che è stata quella di rilasciare Novak». Per Dijana Djokovic, madre di Novak, suo figlio «ha solo combattuto per la giustizia». La madre del tennista ha aggiunto che Novak «ha sopportato delle torture» durante i giorni di isolamento in un hotel in attesa della sentenza sul suo visto d’ingresso. «Si è opposto al governo lì, perché pensava di avere il diritto di esserci, perché è venuto per vincere quel torneo. Non abbiamo mai incontrato una situazione del genere, ed è stata molto difficile per noi, e abbiamo cercato in questi cinque o sei giorni di affrontare tutto questo, per lui. Tristezza, disperazione, delusione, paura. Abbiamo provato di tutto», ha detto Dijana Djokovic aggiungendo che «ci sono stati momenti in cui non aveva un telefono con sè, non sapevamo cosa stesse succedendo, se stesse bene, se fosse malato». Dijana Djokovic ha concluso dicendo che «grazie a Dio» Novak è stato rilasciato. «Questa è, per me, la vittoria più grande della sua carriera». I familiari non hanno voluto chiarire sul "giallo" della presenza del tennista a un evento pubblico il giorno dopo essere "ufficialmente" risultato positivo al Covid. Quando sono state poste domande sulla questione, hanno interrotto la conferenza stampa. Secondo i suoi legali, Djokovic è risultato positivo il 16 dicembre ma sui social del serbo compaiono alcune sue foto del 17 dicembre durante un evento, quando sarebbe dovuto essere in isolamento.