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Associated Press/LaPresse
Cecilia Sala è tornata. Giorgia Meloni ha vinto. Non è una vittoria qualsiasi, è un manifesto politico. La liberazione di Sala non segna solo un successo diplomatico, ma ribadisce la cifra stilistica, la postura di una leadership che ha scelto di muoversi da sola, con rapidità, pragmatismo e – soprattutto – senza chiedere permesso. La forza di una donna sola al comando, che nel bene e nel male definisce le regole del gioco.
Meloni ha agito nel momento più incerto per l’Europa, un’Europa che sembra smarrirsi sotto il peso della sua stessa inconsistenza. Macron è al tramonto, il macronismo evaporato. La Germania arranca, intrappolata in una crisi economica e politica senza precedenti. E l’Unione Europea, sempre più un organismo di carta, incapace di incidere realmente. In questo vuoto, Meloni ha scelto di giocare la sua partita bypassando Bruxelles.
Si è presentata a Mar-a-Lago, da Trump – o meglio, da Musk – non per cortesia, ma per piazzarsi come interlocutore unico. Non più solo un’Italia al tavolo europeo, ma un’Italia autonoma in un continente in declino. Qui entra in scena Elon Musk, ed è Donatella Di Cesare a centrare il punto: stiamo entrando in un’era nuova, quella della tecnica che riscrive le mappe del potere. Musk non è un semplice imprenditore, è una forza sovranazionale che agisce al di fuori delle logiche tradizionali, un potere che plasma, ridisegna e – se necessario – sovverte. E Meloni lo ha capito. Si è ritagliata uno spazio, ha lanciato un messaggio: l’Italia può essere il player che l’Europa non riesce più a essere.
Eppure, c’è un prezzo da pagare. Il comando solitario che oggi sembra la sua arma più affilata potrebbe diventare il suo problema più grande. Meloni regna sola, ma attorno a lei si crea un vuoto: politico, istituzionale, umano. Quella velocità di pensiero e azione che le consente di navigare le crisi con disinvoltura rischia di lasciarla senza una rete, senza un contrappeso, senza una squadra.
Per ora, però, il risultato è indiscutibile. Ha riportato Cecilia Sala a casa, e l’ha fatto imponendo la sua linea. E nel vuoto delle istituzioni tradizionali, forse anacronistiche, Meloni ha voluto dimostrare che il comando non si divide, si esercita. Ed è questa la sua forza ma anche il suo limite.