Da alcuni giorni sugli scaffali della Coop occhieggiano le lattine della “Gaza cola”, bevanda ideata da Osama Qashoo, un imprenditore palestinese residente nel Regno Unito. La nota catena di supermercati fa sapere che si tratta di un atto di “solidarietà concreta” per aiutare la popolazione della Striscia e che parte del ricavato servirà alla costruzione di un ospedale.

Mettere in piedi una campagna di marketing sulle sofferenze dei palestinesi utilizzando il brand Gaza può sembrare un’operazione equivoca, al limite dello sciacallaggio, ma non è la prima volta che un grande marchio associa i suoi prodotti a una causa politica e, se si osserva la vicenda senza retropensieri, l’iniziativa non può che ricevere un plauso. Peccato però che i lotti di Gaza cola non si sono aggiunti agli altri articoli ma hanno sostituito diversi marchi israeliani che la Coop ha deciso di mettere al bando, in altri termini di boicottare.

Quindi via i datteri, gli avocado, le confezioni di tahina e soprattutto i prodotti Sodastream, azienda specializzata nella gassificazione dell’acqua naturale che rimarrà la più colpita dal boicottaggio. Ma i dirigenti della Coop conoscono la storia di Sodastream? Apparentemente no, come di certo non la conoscono i tanti tifosi da stadio che da giorni esultano perché “i sionisti” sono stati cacciati dagli ipermercati.

Sodastream ha sempre sostenuto la linea dell’inclusione etnica e religiosa, ebrei israeliani, arabi israeliani, palestinesi e beduini lavorano fianco a fianco a parità di salario e in condizioni più che dignitose. Nel 2016 il suo capo e fondatore Daniel Birnbaum criticò aspramente proprio Benjamin Netanyahu per le assurde restrizioni poste dal suo governo ai lavoratori palestinesi in Cisgiordania che portarono alla chiusura dell’impianto di Mishor Adumim, trasferito nel negev israeliano.

In un’intervista a Times of Israel lo definì il “primo ministro del conflitto” accusandolo di “aver smantellato un'oasi di pace” e “alimentato con cinismo un clima di odio reciproco”. Insomma, è questo spirito di convivenza pacifica che la inutile campagna di boicottaggio lanciata dalla Coop andrà a colpire, perché nella mente dei fanatici gli israeliani sono tutti dei complici dei massacri di Gaza, senza eccezione alcuna. L’unico popolo al mondo che viene interamente identificato con il suo governo. Anche perché a memoria d’uomo nessuno ricorda, che so, una campagna per boicottare i prodotti made in Cina, campione globale nella violazione dei diritti umani e nella repressione delle minoranze (chiedere agli uiguri e ai musulmani dello Xinhyang) che da decenni inonda di articoli di qualsiasi genere i mercati del pianeta.