Un accordo di resa. Una resa incondizionata, più semplicemente. Questo vorrebbe il presidente del paese aggressore dell’Ucraina, ricercato dalla Corte penale internazionale da oltre due anni per i crimini di guerra di sequestro e deportazione di minori innocenti ucraini. Non potrebbe essere altrimenti.

L’economia di quel paese è praticamente in default e si regge solo, molto precariamente, sulle attività belliche. Il consenso è ai minimi all’interno e all’esterno, con Trump che minaccia fuoco e fiamme - lo farà? - e la Cina che procede invece indisturbata a sottrarre prestigio allo junior partner russo, se mai lo aveva avuto, in tutti i principali continenti contesi: Sud America, Africa e Asia.

Per questo, si cerca attraverso i vari mandatari di seminare proposte assolutamente irricevibili: no all’Ucraina nella NATO, no all’estensione della NATO ad Est, tenere tutti i territori ucraini conquistati e magari anche qualcuno in più, reazioni incontrollate al via libera occidentale al lancio di missili a lunga gittata.

Non ha dubbi Zelensky su questo, in vista dell’incontro, possibile ma incerto ancora, del 2 giugno in Turchia. No. Secco. Alla solita narrazione terroristica di Mosca che ha posto da ormai quattro anni linee rosse che si sono tutte dimostrate farlocche.

«Oltre 900 droni lanciati contro l’Ucraina in tre giorni, oltre a missili balistici e da crociera», ha scritto su X il presidente ucraino, sempre più forte agli occhi del mondo. «Non c’è logica militare in questo, ma una chiara scelta politica della Russia, la scelta di proseguire con la guerra».

Mentre da questa parte si discute sulle misure economiche, politiche, diplomatiche da adottare, se e quando, dall’altra si ammassano truppe al confine nord orientale, per sferrare l’attacco definitivo e conquistare tutta l’Ucraina entro l’anno. Perché è questo il vero obiettivo dell’inquilino del Cremlino. Non ha interesse alcuno a negoziare una pace che ha fatto saltare decine e decine di volte, continuando una guerra che ha messo in ginocchio l’economia già precaria dello stato russo, dilaniato dalle proteste di vedove e fidanzate e mamme dei quasi un milione tra russi morti e feriti sui campi di battaglia, oltre ai cinesi, nordcoreani e africani di varie nazionalità.

Per vincere il nemico, devi metterti dalla sua parte. Sposare la sua logica e adottare le contromisure per sconfiggerlo. Le reazioni alle azioni sono fin troppo trasparenti. Non estendere la NATO ad Est? È quello che teme l’aggressore dell’Ucraina. Zelensky non deve portare il suo paese nella NATO? Ne è atterrito il ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, Vladimir Putin. E lo diceva anche di Finlandia e Svezia prima che aderissero al Patto Atlantico. Come minacciava la terza guerra mondiale se ci fosse stata un’occupazione del territorio russo, o l’invio di missili a lungo raggio, o l’invio di F16 all’Ucraina, o, o, o… Arrivare il 2 giugno in Turchia con le idee chiare è fondamentale. Per smascherare una volta per tutte il grande bluff di Putin che continua a costare centinaia e centinaia di migliaia di morti all’Ucraina.