Capita spesso, con frequenza in impennata dall'inizio della guerra, di sentire l'affermazione 'Io non sono antisemita ma antisionista'. Cosa si intenda per 'sionismo' e 'antisionismo' però non è affatto chiaro: buona parte degli antisionisti aggiunge infatti di non volere la distruzione di Israele. La contraddizione è palese. Ridotto all'essenziale, infatti, il sionismo consiste solo in questa formula, che unifica le diverse e spesso confliggenti correnti del sionismo ieri e di Israele oggi: 'Creazione di uno Stato a maggioranza ebraica in Palestina'.

Fondatore del Sionismo è considerato il giornalista ungherese Theodor Herzl, autore nel 1896 del fondamentale libro Lo Stato ebraico e organizzatore l'anno successivo del Primo congresso sionista a Basilea. In realtà alla fine del XIX secolo esisteva già da decenni un movimento protosionista. Il testo del filosofo tedesco Moses Hess, Roma e Gerusalemme, del 1862, proponeva già il ritorno degli ebrei in Palestina e la costituzione di uno Stato di ispirazione socialista. Il futuro inno nazionale di Israele, Hatikvah, è del 1888 e in quel momento erano già attivi nell'Europa orientale movimenti protosionisti come il Bilu e l'Hovevei Zion.

Di queste correnti Herzl non sapeva nulla. Era un giornalista austro-ungarico di successo completamente assimilato e laico. Fu inviato dal suo giornale a Parigi, per seguire l'Affaire Dreyfus, esploso nel 1894 e destinato a diventare la principale crisi politica della Terza Repubblica francese, spaccando in due l'opinione pubblica. Sull'onda delle false accuse di spionaggio a carico dell'ufficiale ebreo Alfred Dreyfus, emerse una componente antisemita molto più profonda e diffusa di quanto non si sospettasse nella società francese.

La molla che spinse Herzl a organizzare un movimento non velleitario come quelli protosionisti per la costituzione dello Stato ebraico non fu la scoperta dell'antisemitismo. E' difficile credere che un giornalista di prima fila come lui non ne fosse già consapevole. Ma l'Affaire dimostrò che anche quando l'antisemitismo sembrava superato e sepolto era invece sempre pronto a riemergere e che il pregiudizio non risparmiava gli ebrei assimilati come Dreyfus e lo stesso Herzl.

Tra tutte le componenti dell'impero austro-ungarico, quello in cui Herzl si era formato, gli ebrei erano gli unici a non disporre di propri rappresentanti in Parlamento. Gli unici senza una 'patria di riferimento' nell'Impero o fuori. La richiesta di uno Stato 'a maggioranza ebraica' deriva da questa constatazione: solo una patria in cui gli ebrei non fossero, come erano stati ovunque da quasi duemila anni una minoranza, li avrebbe messi al sicuro dall'antisemitismo. I gruppi protosionisti e lo stesso Herzl in una prima fase avevano anche considerato l'ipotesi di uno Stato in altre zone del mondo, come l'Argentina. Il Primo Congresso sionista stabilì invece che lo Stato sarebbe potuto nascere solo in Palestina, anche perché il compito già difficilissimo di convincere gli ebrei, abituati da millenni alla diaspora, a cercare di dar vita a uno Stato non sarebbe stato possibile indirizzandoli altrove.

Il Sionismo di Herzl era un Movimento dei suoi tempi. Influenzato prima di tutto dalle passioni risorgimentali dell'800 e in particolare dal Risorgimento italiano, preso letteralmente a modello. Del resto il fondatore del Sionismo revisionista di destra, Vladimir Jabotinskij, aveva studiato in Italia con Labriola, e in Italia, a Firenze,, aveva soggiornato e studiato a lungo anche Avraham Stern, il Poeta fondatore del più radicale dei gruppi armati sionisti negli anni '30, la Lehi, conosciuta anche come banda Stern.

Ma il primo sionismo era anche fortemente influenzato dal movimento socialista, e il sionismo socialista di David Ben Gurion sarebbe stato a lungo una corrente dominante nel variegato e composito movimento, dove figuravano anche il sionismo religioso e quello liberale, sostanzialmente moderato dei Sionisti generali. Obiettivo principale del sionismo, sin da prima di Herzl, non era solo costituire lo Stato ma anche formare un nuovo modello di ebrei, legati alla terra, coltivatori e contadini poi anche soldati. L'impatto del sionismo socialista fu determinante nell'imporre modelli collettivisti di insediamenti, i Kibbutzim. Gli ebrei acquistavano terre dai proprietari arabi, di solito i più ricchi che vivevano altrove e si disinteressavano della sorte dei contadini che vivevano e lavoravano sulle loro terre, e lì costruivano i loro insediamenti, spesso appunto secondo il modello socialista del Kibbutz. Per ovviare alla differenza di lingue ma anche perché convinti che non ci potesse essere sentimento nazionale senza una propria lingua, crearono un ebraico moderno, solo in parte ripreso da quello antico che era ormai usato solo nelle funzioni e nelle ricorrenze religiose.

Herzl riteneva che la spina dorsale del Sionismo sarebbe stata costituita dagli ebrei dell'Europa occidentale, i più colti e laici. Andò all'opposto. La prima Aliyah (letteralmente 'ascesa' ma il termine è adoperato per indicare le divrse ondate di immigrazione in Palestina) era composta dagli ebrei orientali che fuggivano dai grandi pogrom degli anni '80 in Russia. La seconda Aliyah, nel primo decennio del XX secolo, fuggiva sempre dai pogrom in Russia ma era influenzata soprattutto dai socialisti, che indirizzarono da quel momento in modo massiccio la politica dell'insediamento ebraico.

Nel 1917, con la Dichiarazione Balfour, la Gran Bretagna si disse favorevole alla costituzione di un 'focolare nazionale ebraico' in Palestina. Gli inglesi fecero però promesse analoghe anche al nascente nazionalismo arabo-palestinese, creando così le condizioni per uno scontro che divampò per la prima volta nel 1921, poi nel 1929, infine con la Grande Rivolta Araba del 1936-39 contro l'immigrazione ebraica e contro il colonialismo dell'Inghilterra alla quale, dopo la prima guerra mondiale, era stato affidato il Mandato sulla Palestina. I sionisti, inizialmente, non avevano neppure considerato la presenza araba e il rischio di uno scontro.

Tranne Jabotinskij, che aveva invece previsto la guerra destinata a divampare e per questo aveva insistito per la formazione di milizie armate.

La storia della Palestina negli anni '30 e '40 è quella di una guerriglia continua con tre attori in campo, ebrei, palestinesi e inglesi. Lo Stato di Israele è nato combattendo e probabilmente non sarebbe mai nato se il trauma della Shoah non avesse convinto nel 1947 a votare una spartizione della Palestina che avrebbe dovuto sancire la convivenza tra lo Stato ebraico e quello palestinese e invece ha innescato una guerra totale che ancora prosegue.