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Il generale dell'Arma dei carabinieri Mario Mori
Sembrava, dopo la sentenza definitiva di assoluzione nel processo Stato- Mafia, che fosse finita ma come in certi film del terrore, l’ultima scena promette un sequel.
Il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli ha vinto in marzo il posto di procuratore capo della Repubblica a Prato cioè un incarico direttivo che dovrebbe essere agognato. A Firenze, e prima a Caltanissetta, si occupava da 25 anni delle indagini sulle stragi di mafia in relazione al ruolo di presunti “mandanti esterni” e di livelli superiori istituzionali, ma senza nessun risultato.
Ma invece di andare subito ad occupare quell’incarico, ha chiesto al Csm, e sembra ottenuto, benché a Prato ci sia bisogno da tempo di un nuovo procuratore capo, il cosiddetto ritardato possesso cioè di differire il suo spostamento da Firenze almeno di un po’ di mesi.
E questa proroga servirà, probabilmente, per occuparsi del generale Mario Mori che il giorno del suo 85 º compleanno ha ricevuto il regalo di una informazione di garanzia per le stragi mafiose degli anni ‘ 90, e cioè quelle di Roma, Milano e Firenze, ben quattro, e in più per associazione mafiosa con finalità di terrorismo internazionale. Un vero record nel campo della criminalità.
L’accusa è contorta, è la prima volta che leggo qualcosa di simile. Il generale Mori avrebbe concorso nelle stragi per omissione cioè per non aver fatto quello che serviva a impedirle. Quelli sono i comportamenti prospettati nei confronti del generale Mori? Non avrebbe preso iniziative dopo che Paolo Bellini, neofascista legato ad ambienti mafiosi, nell’agosto 1992 non in un interrogatorio ma in un colloquio investigativo avrebbe fatto cenno ad un possibile attentato alla Torre di Pisa. Un attentato che comunque non c’è mai stato.
Sempre in un colloquio investigativo, nel giugno 1993, anche Antonio Siino il “ministro” degli affari pubblici di Cosa Nostra che è stato al centro proprio dell’indagine mafia- appalti, quella avviata proprio dal generale Mori e sottovalutata dalla Procura di Palermo, avrebbe evocato possibili attentati della mafia nel Nord-Italia. Anche in questo caso niente di più di un accenno generico.
Tutto qui, almeno come si legge nell’atto che gli è stato spedito. Si deve ricordare che questi vaghi accenni posti a motivazione dell’informazione di garanzia non sono emergenze nuove. Infatti erano già comparsi, erano stati presi in considerazione ed analizzati senza alcun esito e nessuna conseguenza nei tre processi cui Mori è stato sottoposto, soprattutto nella vicenda Stato-mafia, processi tutti che il generale Mori ha “vinto” con assoluzioni senza equivoci, se si può parlare di vittoria in vicende simili che causano tante sofferenze personali.
Ora vengono riproposti dopo il novantesimo minuto, riciclati da carte che già esistono e sono state ampiamente studiate. Una sostanziale violazione quindi del principio di diritto del ne bis in idem secondo cui non si può essere processati due volte per gli stessi fatti.
Vi è da chiedersi. Dopo queste due affermazioni espresse in forma di ipotesi e peraltro non formalizzate in un interrogatorio dinanzi all’autorità giudiziaria il generale Mori cosa doveva fare? Disporre la protezione 24 ore su 24 di tutti gli edifici pubblici del Nord-Italia?
Perdipiù vi è una evidente contraddizione tra l’accusa mossa al generale Mori nel processo Stato- mafia e quella che compare in questa ultima, disperata indagine.
Nel processo Stato- mafia al generale Mori era addebitato di aver veicolato le minacce della mafia allo Stato inducendo lo Stato in modo improprio - ma l’assoluzione è stata senza ombre - ad un cedimento e nel contempo Cosa Nostra a desistere dalla sua strategia stragista. In quest’ultima indagine invece è accusato tout court di non aver impedito l’esecuzione delle stragi. Ma quindi quale è la verità secondo i pubblici ministeri? Sembra essersi modificata nel tempo per reagire alle loro sconfitte processuali. Ma allora quale è il senso di un’accusa simile? La netta sensazione è che un’indagine di questo genere, dopo aver occupato magari per anni i titoli di alcuni quotidiani, sia destinata a finire nel nulla. Ma questo non si può dire.
Dopo le critiche all’iniziativa della Procura di Firenze l’Anm ha diffuso un comunicato quasi intimidatorio in cui afferma che l’azione della magistratura deve sempre essere rispettata e che qualsiasi critica è in sostanza una denigrazione. Ma io, che all’Anm sono tra i pochi che hanno l’onore di non aver mai aderito, questa intimazione non voglio rispettarla.