Limes, la rivista di geopolitica fondata nel 1993 e diretta da Lucio Caracciolo, perde pezzi. Con un telegramma inviato alla direzione Federigo Argentieri, Franz Gustincich e Giorgio Arfaras (componente del Comitato scientifico) hanno espresso la volontà di abbandonare la rivista. Il motivo? Il pregiudizio strutturale che Limes ha nei confronti dell’Ucraina da oltre vent’anni, come ha spiegato Argentieri all’Adnkronos. Federigo Argentieri, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University, è stato componente del Comitato di redazione.

La decisione di abbandonare Caracciolo e la sua redazione è stata «politica e morale, non personale», ha detto il professore della John Cabot, il quale si è tolto più di qualche sassolino dalle scarpe. «Non si tratta di opportunismo né di “saltare sul carro del vincitore” – ha evidenziato –, anche perché l’Ucraina oggi non è certo il vincitore. È una scelta di coerenza. Io ho scritto poco per Limes, anche perché il suo approccio geopolitico, centrato quasi esclusivamente sui rapporti di forza, non mi è mai stato del tutto congeniale. Ma il punto non è questo. Il vero problema è il pregiudizio strutturale che la rivista ha nei confronti dell’Ucraina da oltre vent’anni». Una motivazione chiara che apre di nuovo la discussione sull’approccio dei media e, in questo caso, di riviste specialistiche, comunque apprezzate da una platea ampia di lettori, verso la guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina.

Qualcuno, subito dopo il 24 febbraio 2022, ha fatto l’equilibrista, ammiccando a Mosca nel non utilizzare la parola “guerra”, vietata in Russia dove tanti dissidenti sono finiti in carcere per aver chiamato le cose con il loro nome. Emblematica la storia dell’avvocato Alexei Gorinov, il primo cittadino russo condannato per aver utilizzato la parola bandita dal boss del Cremlino, Vladimir Putin. Ne è derivata una singolare difesa delle “ragioni” di Mosca o prese di posizione morbide, caratterizzate da una serie di distinguo per giustificare l’aberrante decisione presa quasi quattro anni fa da Putin e dai vertici militari russi di invadere l’Ucraina, uno Stato sovrano. Qualcuno la chiama propaganda, qualcun altro in maniera più simpatica “tifo da stadio”, con l’inevitabile sacrificio del diritto dei lettori ad essere informati adeguatamente. Eppure, la guerra di aggressione – l’aggressione è un crimine perseguito dalla Corte penale internazionale –, costituisce una violazione del diritto internazionale sulla quale più volte negli ultimi tempi si è espresso anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, suscitando le reazioni isteriche di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, sempre attenta e ben informata sui fatti di casa nostra. Chissà se in questo contesto ci sarà anche qualche difensore dei giudici di Mosca, che pochi giorni fa hanno inflitto pene pesantissime al procuratore e a otto giudici della Cpi, compreso il magistrato italiano Rosario Aitala, condannato a quindici anni di carcere. Il nome del giudice Aitala risultava fino a ieri tra i componenti del consiglio scientifico di Limes.

Secondo Argentieri, l’anno della svolta negativa, rispetto alla linea editoriale seguita da Limes, non è stato il 2022 ma il 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia e la guerra del Donbas. «Da quel momento in poi – ha spiegato l’accademico all’Adnkronos – le cose sono peggiorate. Da allora Limes ha iniziato a pubblicare sistematicamente mappe con la Crimea colorata come Russia, spesso anche il Donbas. Alla protesta ripetuta dell’ambasciatore ucraino, Caracciolo rispondeva: “Se cambierà la realtà, cambieremo il colore della cartina”. È un’assurdità cartografica prima ancora che politica. Le aree contese si rappresentano come tali. Qui invece si faceva una scelta netta». Argentieri attribuisce a Lucio Caracciolo anche scarsa capacità di valutare gli eventi del presente per prevedere quelli futuri («Alla vigilia dell’invasione del 24 febbraio 2022, Caracciolo dichiara in televisione che la Russia non avrebbe mai invaso. Una previsione clamorosamente sbagliata»). Una contestazione che per un esperto di geopolitica equivale ad una pugnalata al petto.

Dopo Argentieri, Gustincich e Arfaras, anche il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, ha annunciato in un post su X la sua uscita dal Consiglio scientifico di Limes. Alla base della decisione l’«incompatibilità con la linea politica di mancato sostegno ai principi del diritto internazionale, stracciati dall’aggressione russa all’Ucraina».

Non sembra essere un momento fortunato per la rivista che «si basa sull’incrocio di competenze e approcci molto diversi». Limes appartiene al gruppo editoriale Gedi che si accinge a vendere i gioielli di famiglia, a partire da Repubblica e La Stampa. Chi comprerà la rivista di Lucio Caracciolo?