Nessuno pretende che la nomina di Chiara Colosimo alla presidenza della Commissione antimafia venga salutata da feste di piazza e fuochi d’artificio, e nessuno è tenuto a incontrarla o a collaborare con lei se non lo ritiene opportuno, ma anche nelle critiche ci vorrebbe un po’ di senso delle proporzioni. «È una schifezza, a questo punto potevano nominare direttamente Matteo Messina Denaro», dice a Repubblica Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna. Parole estreme e intrise di dolore e quindi umanamente comprensibili, ma cosa c’entra Colosimo con Cosa Nostra?

Quel che viene rimproverato alla giovane esponente di Fratelli d’Italia e fedelissima di Giorgia Meloni è una presunta amicizia con l’ex Nar Luigi Ciavardini condannato per la strage del 2 agosto 1980. A “inchiodarla” ci sarebbe una fotografia diffusa dalla trasmissione televisiva Report e poi rilanciata da tutti i media. Colosimo nega categoricamente di avere rapporti stretti con Ciavardini, spiegando che la foto è stata scattata durante una visita nel carcere romano di Rebibbia in un’iniziativa di raccolta fondi per il recupero dei detenuti sostenuta dalla moglie dell’ex terrorista nero.

Ma anche se i due fossero uniti da un legame fraterno questo non la renderebbe una collusa, né con l’estremismo armato dei Nar, né tanto meno con la Mafia di Matteo Messina Denaro. In uno Stato di diritto ognuno è responsabile dei propri atti e delle proprie parole, non delle proprie frequentazioni. Peraltro, spulciando in rete, non sembra che ci siano dichiarazioni inopportune o ambigue da parte di Colosimo che possano in qualche modo associarla alle cosche. Di certo il governo che in uno slancio di bulimia sembra non voler lasciare all’opposizione neanche le briciole (vedi il caso sulla nomina del commissario per l’emergenza alluvione), contribuisce a esasperare il clima politico. Ma la strada dell’Aventino e della delegittimazione totale dell’avversario è un vicolo cieco.