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Foto LaPresse Torino/Archivio storico Storico anni '90 Pippo Baudo Pippo Baudo, all'anagrafe Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo (Militello in Val di Catania, 7 giugno 1936), è un conduttore televisivo italiano. Detiene il record di conduzioni del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, avendolo presentato 13 volte. In RAI ha lavorato per 54 anni. nella foto: Pippo Baudo Photo LaPresse Turin/Archives historical Hystory 90's Pippo Baudo in the photo: Pippo Baudo
Gli indizi, chiamiamoli così, erano già tanti, ma il senatore quasi a vita Pier Ferdinando Casini, il più democristiano di certo fra gli ospiti nelle liste elettorali del Pd, ha voluto testimoniarlo. Pippo Baudo, l’appena scomparso “Re della Tv” per riconoscimento generale, anche nella formula sarcastica di “Sua Puppità” affibbiatagli da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, è rimasto democristiano sino alla fine.
«Due anni fa – ha raccontato Casini ai giornali dell’amico Andrea Riffeser Monti – mi telefonò per dirmi: bisogna rifare la Democrazia Cristiana. Timidamente argomentai che mi sembrava impossibile, che i tempi erano passati. Per vigliaccheria alla fine gli dissi. Vediamoci e parliamone. Volevo buttare la palla avanti. Ma mi colpì la sua determinazione».
Vigliaccheria, l’ha chiamata Casini. Ma fu più generosità, per ridurre il peso dei rimpianti, delle delusioni, e non solo dei successi fra i quali Baudo ha trascorso i suoi ultimi anni. E dei quali la Rai ha ritenuto forse di scusarsi a morte avvenuta, celebrandolo su tutte le sue reti come a nessun altro, credo, sia mai accaduto. O accadrà di nuovo.
Richiesto praticamente delle ragioni per le quali, viste la stima, l’amicizia e le affinità politiche appena vantate, non avesse mai offerto una candidatura parlamentare a Pippo Baudo quando poteva farlo disponendo di partiti e di liste, prima di accasarsi in qualche modo nel Pd, Casini ha risposto che in effetti “mai” gli aveva offerto ospitalità politica. «Né mai lo avrei fatto – ha aggiunto – perché lo avrei ritenuto inappropriato. I monumenti vanno rispettati».
Anche Fabio Fazio, sul versante televisivo e artistico, ha monumentalizzato Pippo Baudo, sino ad avvertirne la mancanza adesso come se gli fosse crollato davanti “il Colosseo”. Non so se facendo più torto all’uno o all’altro. Il troppo, si sa, stroppia.
Il ricordo della democristianità di Pippo Baudo è stato condiviso e al tempo stesso rilanciato sulla Stampa da Marco Follini evocando l’infelice esperienza vissuta da consigliere di amministrazione della Rai, per conto della Dc, quando un duro attacco rivolto all’artista e conduttore dal presidente socialista dell’azienda, Enrico Manca, creò le condizioni dell’ “allontanamento” di Pippo Baudo. Che fu catturato da Silvio Berlusconi per la sua televisione commerciale come direttore artistico. Un ruolo però che Baudo non riuscì a svolgere per le resistenze dei cosiddetti colleghi del Biscione. Vi rinunciò abbastanza rapidamente, e costosamente, non volendo aspettare i tempi di ambientamento e di convincimento invocati dall’editore.
Un democristiano insomma, Pippo Baudo, di una risolutezza sottovalutata da un Berlusconi – “Sua emittenza”, come era chiamato indistintamente da avversari e amici – che riteneva di essere ineguagliabile nel giudizio sugli altri, e nella scoperta dei talenti. Adesso avranno cose da dirsi quei due nel più misterioso degli spazi.