Vasile Frumuzache, 32 anni, accusato degli omicidi di due prostitute a Prato e Montecatini Terme, è stato aggredito questa mattina in carcere da un altro detenuto, un parente della donna scomparsa e uccisa nel 2024, Ana Maria Andrei. L'aggressione è stata fatta con olio bollente tirato sul volto del giovane uomo che due giorni fa ha confessato i due delitti.

Frumuzache è stato ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale in codice di urgenza giallo. Nel momento in cui scriviamo il detenuto in attesa di giudizio si trova ancora in ospedale, piantonato dai carabinieri. Avrebbe riportato ustioni di primo e secondo grado a una guancia e alla tempia, ma non sarebbero interessate le vie respiratorie.

A rendere noto l’accaduto è stato un comunicato del procuratore della Repubblica del capoluogo toscano, Luca Tescaroli, che ha «aperto un procedimento penale al riguardo». Secondo il magistrato «per la particolare rilevanza dei fatti e al fine di far conoscere la situazione di grave criticità in cui versa la struttura carceraria pratese, peraltro già segnalata a livello istituzionale, sussiste specifico interesse alla divulgazione» della nota.

In effetti la casa circondariale della Dogaia, secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 31 maggio di quest’anno, ospita 622 detenuti a fronte di una capienza di 589, pari ad un sovraffollamento del 102 per cento. Inoltre a dirigere la struttura c’è una “reggente” e non un direttore titolare. Gli agenti penitenziari previsti sono 270 ma effettivi 246. Ci sono venticinque docce esterne per 299 camere di detenzione. Sette suicidi nel 2024, uno nel 2025. Insomma, la situazione è complessa sia per i detenuti che per i detenenti, come altresì denunciato dopo le visite compiute nella casa circondariale dalla presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini.

In base a quanto riportato ancora nel comunicato dal procuratore Luca Tescaroli «l'autore» dell'aggressione «ha potuto agire indisturbato senza alcun controllo». «Il fatto è di particolare gravità - commenta poi lo stesso Tescaroli -, perché ogni persona, anche se in ipotesi di gravi crimini, ha il preciso diritto di essere tutelata, trattata con umanità e rispettata come essere umano». Al momento sono in corso gli accertamenti da parte della procura e della polizia penitenziaria per ricostruire accuratamente la dinamica dell’aggressione.

A quanto appreso dall’Ansa Toscana, il procuratore Tescaroli avrebbe dato al penitenziario indicazione di massima sorveglianza per Vasile Frumuzache, assegnato alla sezione “Protetti promiscui”, che reclude detenuti a rischio per la loro incolumità per aver commesso particolari tipi di reati. La sua presenza però avrebbe scatenato la protesta degli altri romeni nella stessa sezione, che hanno rifiutato la sua detenzione in quel braccio. Allora Frumuzache sarebbe stato spostato in un altro reparto dove però vi era già detenuto, per altri fatti, il cugino di Ana Maria Andrei. Questo parente in un momento favorevole, senza controlli, avrebbe attaccato Frumuzache con l'olio bollente ustionandolo al volto.

Comunque indiscrezioni delle ultime ore dalle parti del ministero della Giustizia fanno trapelare un certo disappunto per l’espressione usata dal procuratore Tescaroli per cui l’aggressore avrebbe agito indisturbato: «A poche ore dall’accaduto come si fa a trarre già un simile giudizio?», ci si è domandato commentando le parole del procuratore. Sarebbe stato più comprensibile leggere una valutazione di questo tipo dopo due o tre giorni dai fatti.

Quello che poi ci siamo chiesti è come sia potuto succedere che un parente di una delle due vittime si trovasse nello stesso braccio del reo confesso. È facile immaginare che a sole ventiquattro ore dall’entrata in carcere dell’omicida Vasile Frumuzache sia stato impossibile per l’amministrazione carceraria accorgersi del legame tra il detenuto aggressore e una delle due donne.