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Una nuova tragedia si è consumata nella notte alla Casa circondariale femminile di Rebibbia, dove una detenuta si è tolta la vita. La donna, D.Z., era segnata da una storia di dipendenze, stava scontando una pena ancora lunga e non aveva più relazioni affettive esterne.
La notizia ha suscitato il dolore del Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, che ha sottolineato come questa vicenda rappresenti «ancora una volta una storia di solitudine e disperazione», legata a una drammatica carenza di risposte sociali che finiscono per riversarsi sulle carceri.
Secondo le elaborazioni dell’ufficio regionale del Garante, si tratta del 59° suicidio registrato nelle carceri italiane dall’inizio del 2025, incluso il caso del minorenne che si è tolto la vita a Treviso. Il Lazio, con sei casi, è tra le regioni più colpite: tre a Rebibbia, due a Frosinone e uno a Regina Coeli.
Il quadro è aggravato dal sovraffollamento strutturale: nel solo istituto femminile di Rebibbia il tasso di affollamento ha raggiunto il 150%, con 377 detenute presenti a fronte di 251 posti disponibili.
Un dato che, ancora una volta, riporta al centro il tema delle condizioni detentive e della necessità di politiche di prevenzione più efficaci contro il rischio suicidario, soprattutto per le persone più fragili.