L’ordinanza del tribunale di Milano del 3 novembre 2021 taglia le gambe alle accuse contro Silvio Berlusconi, imputato nel processo Ruby ter per corruzione in atti giudiziari. Lo sostiene il suo difensore, l’avvocato Federico Cecconi che si scaglia contro la pubblica accusa - il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio - che nella loro requisitoria avevano chiesto di revocare o modificare la pronuncia della Corte con cui si dichiara «l’utilizzabilità delle dichiarazioni testimoniali» rese nei primi due procedimenti da 18 ragazze tra cui la stessa El Mahroug facendo così cadere le contestazioni contro gli imputati. L’ordinanza sostiene che le dichiarazioni delle coimputate di Berlusconi - «in qualità di persone sostanzialmente indagate» - non possono entrare nel processo. Per il difensore la richiesta dei pm «è irricevibile e rischia di essere irrispettosa del vostro operato» dice rivolgendosi alla Corte. «È irricevibile da qualunque tipo di angolo di visuale, il risultato è sempre lo stesso: questa ordinanza chiara e nitida non può essere revocata o modificata perché esisteva un patrimonio conoscitivo che doveva inequivocabilmente portare all’iscrizione di quelle persone» e questo mette fine «in modo tombale» al reato di corruzione in atti giudiziari. «È talmente tanto forte, debordante l’effetto dell’ordinanza sulla tenuta stagna degli argomenti del reato di corruzione in atti giudiziari» che il legale inizia da qui la sua arringa. Un intervento quello del difensore Cecconi in cui non manca il ricordo per il collega Niccolò Ghedini, scomparso di recente: «un grande collega, un caro amico che non c’è più e purtroppo in questo processo è stato evocato spesso a sproposito. Ovunque ora sia spero possa sentire la mia discussione e apprezzarne anche il contenuto».