Confermare l’ergastolo per Finnegan Lee Elder, 24 anni invece per Gabriel Natale Hjorth: queste le richieste del procuratore generale Vincenzo Saveriano ieri al termine della prima udienza del processo d’appello per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Dunque si dividono le posizioni dei due americani rispetto al primo grado: il Pg, infatti, prevedendo l'equivalenza tra attenuanti e aggravanti, ha sollecitato uno sconto di pena per Natale in quanto, se è vero che «l'imputato si è comportato malissimo, ha fatto il sopralluogo prima dell’incontro, ha organizzato tutto e ha contribuito all’azione di Elder», tuttavia «non ha eseguito l'atto materiale», ossia l'accoltellamento. Riguardo invece a Elder, «se avesse sferrato due coltellate, avrei chiesto le attenuanti generiche, ma avendo ucciso con 11 fendenti in 15 secondi, siamo ai limiti della crudeltà». Il Pg poi non ha potuto che concentrare la sua requisitoria difendendo l'integrità di Andrea Varriale, collega della vittima e unico testimone dei fatti: «L’unica menzogna di Varriale è quando ha detto di avere con sé la pistola, ma lo dice perché sa che rischia un provvedimento disciplinare, ha avuto paura e ha detto il falso, ma da qui a essere inattendibile ce ne passa». A causa di ciò Varriale è imputato dinanzi al Tribunale Militare per omessa consegna. Saveriano è costretto altresì ad ammettere che «l'operazione compiuta a Trastevere dai carabinieri è stata segnata da massima superficialità» e che «l'ordine di servizio mostra incongruenze». Ma tutto questo, a suo dire, non impatta su quanto accaduto dopo: «Non c'è nulla di arcano, nulla da capire. Non esiste il complotto evocato dalle difese, che sarebbe stato messo in atto dai carabinieri per coprire un loro pusher informatore». L'intento del Pg è quello di distogliere la giuria - 4 donne e due uomini più i due togati- da tutte le anomalie che, secondo la difesa, si sarebbero verificate quella notte e nei giorni successivi, e farla concentrare solo sull'accoltellamento. Che certamente è un gesto brutale, ma che, per gli avvocati dei due giovani, deve essere circostanziato. Come? Rispondendo alla domanda: Cerciello Rega e Varriale si sono qualificati come carabinieri quando si sono trovati dinanzi ai due americani? Per Saveriano non ci sono dubbi su questo nodo centrale: sì, perché lo dice Varriale. Ma conoscendo il resto della storia, e consapevoli di tutti i processi paralleli che si stanno tenendo per le condotte dei militari, la difesa degli imputati ha un margine per tentare di instillare il ragionevole dubbio. La relazione del consigliere Saverio Tafuro invece è stata abbastanza equilibrata, non ha potuto fare a meno di ricordare le anomalie che hanno caratterizzato la condotta dell'Arma e la presunta inattendibilità di Varriale, evidenziata dalle difese nelle loro memorie.

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Il processo, causa aula piccola ed emergenza sanitaria, si è tenuto a porte chiuse. Tuttavia, grazie alla nostra battaglia per la pubblicità del procedimento, la Corte, presieduta dal dottor Andrea Calabria, ha concesso la diretta dell'udienza a Radio Radicale. Una piccola vittoria che ha consentito alla stampa italiana e a quella internazionale di seguire il dibattito. Che strano intreccio si sta verificando in questo processo: a presiedere la Corte c'è Andrea Calabria, che ridimensionò molto la posizione della famiglia Ciontoli nel primo appello del processo per la morte di Marco Vannini, mentre al suo fianco siede il magistrato che invece riconfermò nel secondo appello la sentenza di primo grado, infliggendo una pena maggiore alla moglie e ai figli di Ciontoli. Stavolta la penseranno allo stesso modo? La rivalutazione della pena per Gabriel scontenta comunque la sua difesa, gli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi: «La nostra linea non è cambiata, Natale non ha commesso il delitto. Sosteniamo da sempre l’estraneità del nostro assistito all’ipotesi di concorso in omicidio». Delusa anche la madre di Finnegan: «Esprimo profondo dolore e sofferenza per la famiglia del carabiniere Cerciello. Mio figlio sta bene, ma ovviamente si sente profondamente addolorato e ha un enorme senso di colpa per quanto accaduto. Gli dispiace soprattutto di non esser stato creduto. Speriamo che questo processo riveda le anomalie e le informazioni sbagliate emerse in primo grado, che davvero la verità venga alla luce, e che le contraddizioni, uscite nel primo processo su questa immensa tragedia, vengano corrette». Prossime udienze: il 17 e il 24 febbraio toccherà alle parti civili prendere la parola, il 3, il 10 e il 15 marzo sarà invece il turno delle difese. Sentenza prevista per il 17 marzo. Per le richieste di parziale rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale, Calabria si è riservato di decidere in camera di coniglio. Certo, in prima battuta ci saremmo aspettati che almeno venisse risentito Varriale. Ma forse basterà rileggere senza pregiudizi le carte, come hanno sostenuto i difensori di Finnegan - Borzone e Capra - per capire che la verità sta lì dentro.