Pubblichiamo il testo della diffida che Rita Bernardini ha inviato al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria, dottor Stefano Carmine De Michele, Al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, dottoressa Marina Finiti, Al Procuratore della Repubblica di Roma, dottor Francesco Lo Voi dopo la visita a Regina Coeli

Con l’on. Roberto Giachetti il 12 agosto scorso ho visitato la VII sezione della Casa Circondariale di Regina Coeli. Ci ha accompagnati il personale dell’Amministrazione penitenziaria e il comandante. Lo stato di degrado che abbiamo trovato è indicibile, le condizioni inumane e degradanti. È una questione che si protrae da anni. L’associazione di cui sono Presidente ha più volte segnalato nei report che facciamo dopo ogni visita al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria la totale illegalità dell’esecuzione penale dell’istituto romano e, in particolare, della VII sezione.

Il giorno della visita erano presenti 1.102 persone detenute in 513 posti regolamentari disponibili con un sovraffollamento del 215%.

Nella VII Sezione, in ogni cella, tre detenuti sono costretti a convivere per 23 ore al giorno (alcuni anche per 24) in cubicoli di 8 metri quadrati complessivi, sistemati in un letto a castello a tre piani. Persino la saletta ricreativa (piccolissima) è occupata da ben sei persone detenute. Il degrado igienico-sanitario è indescrivibile per sporcizia e aria maleodorante. In uno dei cubicoli abbiamo trovato tre extracomunitari uno dei quali dormiva sotto la finestra per poter respirare; aveva portato l’immondo materasso di gommapiuma per terra, prossimo al gabinetto. La tazza del wc non c’era più e i tre erano costretti a defecare e urinare in un buco per terra dove lo scarico dell’acqua non riusciva a eliminare le deiezioni umane che emanavano una puzza nauseabonda. Alcuni detenuti erano a piedi nudi perché non possedevano nemmeno un paio di ciabatte. Le docce sono esterne alle celle: tre docce su quattro sono senza cipolla e senza maniglie.

Molti detenuti avevano sicuramente problemi psichiatrici e/o comportamenti dovuti anche alle stesse condizioni di detenzione. Ci è stato riferito che spesso, per mancanza di personale, un solo agente deve far fronte alle disperate richieste di questa umanità dolente: giovanissimi, casi psichiatrici, sex offenders e altri protetti, persone malate, tossicodipendenti, “primi giunti” in attesa di essere smistati in sezione.

Ritengo di dover menzionare il resoconto della visita oggetto di questa mia segnalazioni fatto da Roberto Giachetti a Concita Sannino su La Repubblica del 13 agosto 2025.

Non a caso la VII sezione viene definita “la Sezione dei suicidi” per le tante morti che si sono verificate negli anni. Il giorno 16 agosto, un cittadino egiziano di 19 anni, arrestato il giorno prima, dopo poche ore dal suo arrivo nella settima sezione, ha provato a impiccarsi nella sua cella: “Soccorso ancora in vita - fa sapere il segretario generale Uilpa polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio - è stato trasportato in ospedale in condizioni molto critiche”. Già il 9 gennaio di quest’anno si era registrato un suicidio e altre due morti da accertare il 28 maggio 2 il 3 agosto. Nel 2024 ben tre suicidi si sono verificati proprio nella famigerata VII sezione. La presente comunicazione vale come DIFFIDA a intervenire con estrema urgenza per far cessare la situazione descritta che mette in estremo pericolo la salute, la vita e la dignità delle persone ristrette e appare all’evidenza come una grave e insopportabile violazione dei loro diritti umani fondamentali.

*Presidente di Nessuno tocchi Caino