La donna reclusa nella casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino insieme al figlio di un mese è stata trasferita questa mattina nell’Icam del capoluogo piemontese, l’istituto a custodia attenuata per le madri detenute. Lo fa sapere in una nota il Ministero della Giustizia: “Da subito la direzione dell'istituto aveva chiesto lo spostamento e immediatamente, già nella giornata di ieri - fa sapere Via Arenula - era stato individuato l'istituto di Custodia attenuata per detenute madri di Torino. Appena arrivato il provvedimento del giudice competente si è provveduto allo spostamento”.

La 29enne si trovava in carcere insieme al più piccolo dei suoi sei figli, di appena un mese, dopo l’arresto avvenuto dalle parti di Ventimiglia. A scoprire il suo caso è stato Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi Sinistra, che ne ha dato notizia al termine di una visita al carcere torinese accompagnato dalla consigliera comunale di Sinistra Ecologista Sara Diena. “Siamo qui - hanno spiegato - perché abbiamo raccolto l'appello e la lettera delle donne detenute nella sezione femminile, che chiedono maggiori colloqui e videochiamate, oltre alle sei previste da regolamento, e forme di deflazione”. "Lanciamo un appello al ministro Nordio - hanno detto Grimaldi e Diena - riportiamo alla legalità la Casa Circondariale piu' 'complessa' d'Italia. Ci sono 1448 detenuti a fronte di una capienza massima di 1118: se decongestionassimo la struttura si potrebbe prevedere, come avvenuto dopo anni di denunce al Sestante, la ristrutturazione dell'intero padiglione B, il più fatiscente dell'intera struttura, dove infiltrazioni e muffa sono il minimo comune denominatore di quel blocco di cemento ormai marcio”. 

Quindi l’appello per il bimbo dietro le sbarre, incontrato casualmente durante la visita nell’istituto. “Aslan è un bambino di un mese e ieri (giovedì, ndr) è entrato con sua mamma nella sezione femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno. Quel bambino, come tutti i figli di detenuti e detenute, non dovrebbe trovarsi dietro le sbarre. Chiediamo al Governo e alla maggioranza di tornare indietro sul veto alla proposta di legge che lo prevede per tutte le carceri italiane”. Il riferimento è al progetto di legge, naufragato a marzo 2023, che permetterebbe alle detenute madri di stare nelle case famiglia. Fallita l’intesa con la maggioranza, il Pd aveva ritirato la legge Serracchiani, che riprendeva il testo presentato dall’ex deputato dem Paolo Siani: due emendamenti di Fratelli d’Italia avrebbe completamente snaturato il testo, prevedendo l’automatismo del carcere in alcuni casi di recidiva. 

Ora il Pd, con la responsabile Giustizia Debora Serracchiani, accusa direttamente il governo, che con il cosiddetto “pacchetto sicurezza” ha approvato nuove misure che prevedono l’introduzione di un regime più articolato per l’esecuzione della pena per le donne incinte e per le mamme con bambini fino a tre anni e l’eliminazione del rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena per le donne in gravidanza e le madri di bambini di meno di un anno di età, prevedendo la detenzione negli Icam. 

Bimbi dietro le sbarre: i numeri

Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 31 dicembre 2023, attualmente ci sono 20 mamme detenute in Italia, con altrettanti figli al seguito. Questi numeri sono più di semplici statistiche; rappresentano la vita quotidiana di donne che cercano di mantenere un legame con i propri figli, nonostante le difficoltà e le barriere imposte dalla vita penitenziaria.

Ma sappiamo che in un contesto detentivo (nido in carcere o Icam, l’istituto a custodia attenuata per madri), è vana la prospettiva di garantire ai bambini un ambiente che possa promuovere uno sviluppo sano e positivo. Per la legge 62/2011, in Italia un genitore con i figli da zero a sei anni non dovrebbe mai andare in carcere, tranne per esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. La misura prevista sarebbe la casa protetta o gli Icam. Ma si ricorre quasi del tutto esclusivamente presso questi ultimi, che sono comunque – seppur attenuate - delle strutture penitenziarie.