Scontro in commissione giustizia, l’intesa tra maggioranza e opposizione fallisce e il Pd ritira la proposta di legge che consente di far uscire i bambini fuori dalle strutture detentive. Tutto nasce quando mercoledì scorso la commissione ha dato il via libera alla legge Serracchiani, la proposta che riprende il testo presentato dall’ex deputato del Pd Paolo Siani per evitare i bambini in carcere, ma nel contempo viene depotenziata con l’approvazione di due emendamenti di Fdi: senza alcuna valutazione caso per caso da parte del magistrato di sorveglianza, in alcuni casi di recidiva, rende automatico il carcere o gli istituti a custodia attenuta (gli Icam) per le madri con i figli piccoli. Quindi niente case famiglia, punto cardine della proposta di legge.

Non solo, questo vale anche per il differimento pena per detenute incinta o con bimbi minori di un anno: decade automaticamente sempre per determinati casi di recidiva. Ma nell’emendamento approvato c’è anche la possibilità, a seconda il tipo di recidiva, che il bimbo può anche essere separato dalla madre. Quindi sostanzialmente si depotenzia il principio su cui si fonda la proposta di legge: fuori i bambini dal carcere e la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.

La trattativa per ridurre il danno presentato dall’emendamento di Fdi che snatura completamente la legge è quindi fallita. I dem avevano indicato che non avrebbero votato il mandato ai relatori e ritirare le firme, facendo decadere la pdl, se il centrodestra non avesse accolto la loro richiesta di modificare e sopprimere alcuni emendamenti con i voti della maggioranza, in particolare modo l’automatismo che toglie il differimento della pena in carcere per le donne, in casi di determinate recidive, incinte o con bambino di età inferiore a un anno. Detto, fatto. L’emendamento del partito di maggioranza approvato mercoledì, ha di fatto inserito alcuni passi che snaturano la proposta di legge iniziale. Leggiamoli. Al comma 1, lettera a) viene inserito che rimane ferma la possibilità di applicare la custodia cautelare in carcere quando, avuto riguardo alla gravità del fatto ovvero alla personalità della persona sottoposta alla misura, desumibile anche dalla recidiva ai sensi dell’articolo 99, secondo o quarto comma, del codice penale o dalla dichiarazione di delinquente abituale o professionale ai sensi degli articoli 102, 103 o 105 del codice penale, le modalità attenuate di custodia risultino inidonee: «In tale ultimo caso, la persona è condotta in un istituto senza la prole e il provvedimento è comunicato ai servizi sociali del comune ove il minore si trova», si legge sempre nel testo dell’emendamento approvato.

Conseguentemente all’articolo 3, comma 1, lettera b), capoverso 1.2, vengono aggiunte le seguenti parole: «Salvo che, avuto riguardo alla gravità del fatto ovvero alla personalità della persona sottoposta alla misura, desumibile anche dalla recidiva ai sensi dell’articolo 99, secondo o quarto comma, del codice penale o dalla dichiarazione di delinquente abituale o professionale ai sensi degli articoli 102, 103 o 105 del codice penale, le modalità attenuate di custodia, le modalità attenuate di detenzione risultino inidonee»

All’articolo 47-quinquies, comma 1, viene inserito questo passaggio: «se non sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti e» sono soppresse ed è aggiunto, infine, il seguente periodo: «Quando sussiste il concreto pericolo della commissione di ulteriori delitti, la persona detenuta è ammessa ad espiare la pena in un istituto a custodia attenuata per detenute madri, salvo che, avuto riguardo alla gravità del fatto ovvero alla personalità della persona sottoposta alla misura, desumibile anche dalla recidiva ai sensi dell’articolo 99, secondo o quarto comma, del codice penale o dalla dichiarazione di delinquente abituale o professionale ai sensi degli articoli 102, 103 o 105 del codice penale, le modalità attenuate di custodia, le modalità attenuate di detenzione risultino inidonee».

Viene così meno l’appello sostenuto da 14 associazioni, da 4 garanti dei diritti delle persone private della libertà e dal presidente della Conferenza dei garanti territoriali Stefano Anastasìa, rivolto al presidente e ai componenti della commissione Giustizia, affinché venga ripristinato lo spirito originario della proposta di legge d’iniziativa dei deputati Serracchiani, Costa, Di Biase, Casu e Furfaro.

Da qui la richiesta delle organizzazioni e dei vari soggetti per non fermare questo percorso e per recuperare lo spirito originario affinché il testo completi quanto prima l’esame in Commissione Giustizia, senza modifiche che ne tradiscano l’intento o esulino dalla esplicita finalità: ossia che i bambini e le bambine possano vivere i loro primi anni di vita con le madri, siano esse in attesa di giudizio o in esecuzione penale, in un ambiente non detentivo. Ma purtroppo tale appello è rimasto inascoltato. «Abbiamo deciso di ritirare la nostra proposta di legge sulle detenute madri dalla commissione Giustizia della Camera. Eravamo a un passo dall’introdurre nel nostro sistema una legge di civiltà per fare in modo di non vedere mai più bambine e bambini dietro le sbarre. Con la forzatura della destra di oggi il testo è stato stravolto e purtroppo con queste norme l’obiettivo della nostra proposta è stato cancellato. Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge. La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità, una vergogna», dichiarano i componenti democratici della commissione Giustizia.