Una frattura profonda scuote l’Ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. Michele Passione, avvocato penalista tra i più noti nel campo del garantismo, ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di legale dell’Ufficio, ricoperto per anni con impegno e coerenza, accanto alla presidenza di Mauro Palma.

Una decisione che riapre con forza il dibattito sulla tenuta del sistema penitenziario italiano. Secondo il senatore Pd Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia e capogruppo in Commissione Antimafia, le dimissioni sono «l’ennesima prova della grave responsabilità di questo governo» nella gestione delle carceri. Verini denuncia l’inerzia dell’esecutivo e il progressivo svuotamento dell’Ufficio del Garante, che da organo di vigilanza attiva sarebbe divenuto una struttura burocratizzata, “in torpore”, incapace di svolgere con incisività la propria funzione costituzionale.

L’avvocato Passione ha contribuito negli anni a monitorare e denunciare abusi, difendendo i diritti dei detenuti anche nei procedimenti penali e sostenendo un’azione coerente con i principi della Costituzione: trattamenti umani, dignità, tutela della salute e del reinserimento. Ora, però, secondo il senatore dem, l’Ufficio «viene meno al proprio ruolo», in una fase segnata da sovraffollamento, suicidi e crisi dell’intero sistema detentivo.

Duro anche il commento del deputato di Azione, Fabrizio Benzoni, che parla apertamente di «collasso del sistema carcerario italiano». Le dimissioni di Passione, sostiene, sono «una denuncia forte delle gravissime criticità strutturali e gestionali delle carceri». Criticità che, secondo Benzoni, sono aggravate dall’approccio repressivo del recente decreto Sicurezza, che anziché affrontare i nodi reali del carcere, introdurrebbe «misure che comprimono le libertà fondamentali, persino il diritto alla protesta pacifica».

L’iniziativa parlamentare non si farà attendere. Verini ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio per chiedere che riferisca in Parlamento su quanto sta accadendo e chiarisca quali misure concrete intenda adottare per fronteggiare una situazione che «viola sistematicamente il dettato costituzionale».