«La vicenda del rinvio a giudizio del dr. Davigo ha ad oggetto fatti gravi che è giusto che siano valutati davanti a un Tribunale, nella parità tra accusa e difesa. Indipendentemente dalla contestazione all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e della sua eventuale responsabilità, tutta da dimostrare, trovo da ex pubblico ministero davvero inaudito che verbali coperti da segreto investigativo, tra l’altro in un’indagine delicatissima come quella della cd. Loggia Ungheria, siano circolati tra persone che non avevano alcun titolo giuridico ad entrarne in possesso». Così all’Adnkronos Luigi de Magistris. «Poi -aggiunge l’ex magistrato già sindaco di Napoli - sono anche finiti sui giornali e l’indagine, forse anche tenuta troppo tempo negli armadi, è andata completamente "bruciata"».

De Magistris e la politica: nasce “Manifesta”

Il già sindaco di Napoli e già candidato alla guida della Regione Calabria, Luigi De Magistris, è pronto all’ennesima battaglia. Questa volta ancora più tosta, e ancora più difficile, visto che si candida a guidare un’ala all’estrema sinistra che definisce «antisistema». L’ex pm ha detto che «sicuramente» si candiderà alle Politiche del 2023 e che «stiamo provando a mettere insieme i non allineati, quelli che non si riconoscono nel modo di praticare la politica nazionale degli ultimi anni». Tradotto: sarà lui il leader di “Manifesta”, la nuova sigla presentata mercoledì alla Camera della quale fanno parte quattro deputate ex Movimento 5 Stelle e alla quale si è unito anche Matteo Mantero, già potere al popolo. Le quattro deputate sono Simona Suriano, Doriana Sarli, Yana Ehm e Silvia Benedetti e la nuova componente si è formata sotto le insegne di Rifondazione comunista e, appunto, Potere al popolo. Una formazione dunque in piena opposizione al governo Draghi e agli schemi politici conosciuti finora, e proprio per questo De Magistris sarebbe la persona giusta per guidarla. A palazzo San Giacomo l’ex magistrato ha governato infatti in piena opposizione sia al centrodestra che al centrosinistra, ispirandosi a quel popolo viola che tanti consensi raccoglie tra gli anti sistema orientati a sinistra della sinistra. Ed è quindi proprio da quel bacino di elettori che la nuova formazione punta a raccogliere consenso in vista delle prossime Politiche. Ma vista la provenienza delle quattro deputate, Manifesta guarda anche dagli elettori delusi del Movimento 5 Stelle, sotto un nome che richiama apertamente il Manifesto del partito comunista di Karl Marx. Quanti sono gli elettori già grillini che ora non si riconoscono più nel governo Draghi, nell’appoggio al Tap, nella volontà di rompere la regola del doppio mandato? Difficile dirlo, ma certamente non pochi. Il Movimento è dato ormai stabilmente sotto al quindici per cento, e le invettive contenute nel libro di Enrica Sabatini, compagna di Davide Casaleggio e storica attivista del M5S, contro Luigi Di Maio e pubblicate ieri non aiutano certo ad abbassare la tensione. Tanto che è proprio nei duri e puri che si guarda per portare nomi di peso in Manifesta. E chi se non Alessandro Di Battista può essere la persona giusta per dare una svolta radicale e antisistema in vista della campagna elettorale? Più volte l’ex fedelissimo di Beppe Grillo ha reso pubblico il suo disagio nei confronti di un Movimento che non è più quello degli inizi, ormai da tempo, e che con il sostegno al governo Draghi ha definitivamente perso la sua verginità. Manifesta, ha detto De Magistris, «è un gruppo nato con un’iniziativa molto opportuna, perché manca uno spazio di alternativa alla maggioranza del “tutti insieme” e con una situazione gravissima che c’è nel Paese». Più chiaro di così.