La memoria corre subito al 13 gennaio 1968: i detenuti del carcere di massima sicurezza di Folsom, in California, assistono increduli all’esibizione di Johnny Cash, che sfidando il parere della propria casa discografica decide di tenere un “concerto privato” proprio all’interno del penitenziario americano. Ne viene fuori un album da milioni di copie, At Folsom prison blues, con una nuova versione del brano Folsom Prison Blues registrata all’interno dell’istituto: un successo enorme, che porterà Cash a suonare l’anno successivo anche nel carcere di San Quintino (se non lo avete mai visto, fatelo subito).

Un piccolo “miracolo”, allora, che oggi si ripete alle porte di Napoli, nel carcere di Secondigliano: a suonare tra le mura dell’istituto sarà Sting, che nei prossimi giorni varcherà i cancelli del penitenziario per un evento top secret. Non un vero e proprio concerto, ma un progetto riservato a una causa sociale. Il golden boy del rock, 17 Grammy e oltre cento milioni di dischi all’attivo, ha tenuto fede infatti a una promessa strappata tempo fa da padre Antonio Loffredo, l’ex parroco del rione Sanità che ha conquistato la star britannica con le tante iniziative della Fondazione San Gennaro.

Tra queste il sogno di una piccola casa della canzone napoletana, dove i ragazzi impareranno a suonare strumenti realizzati dai detenuti di Secondigliano insieme ai maestri liutai del progetto Metamorfosi. Un’iniziativa dal forte valore simbolico, nata da un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori con la onlus Casa dello Spirito e delle Arti, che dà vita a degli strumenti speciali ricavati dal legno dei barconi naufragati a Lampedusa. Perlopiù violini, e ora anche una chitarra, confezionata dai detenuti e donata a Sting per il video che realizzerà in carcere. «Sono grato a padre Antonio per averci fatto conoscere l’opera e il team di Arnoldo Mosca Mondadori. Credo che gli strumenti creati dalla Fondazione siano una meravigliosa trasformazione del dolore di tanti, rappresentano la bellezza e la dignità insita in tutti gli esseri umani», ha spiegato a Repubblica l’ex leader dei Police. Che per l’occasione riscrive uno dei suoi successi, “Fragile”, il brano inciso nel 1987 per ricordare Ben Linder, un ingegnere civile statunitense ucciso dai Contras in Nicaragua mentre lavorava a una piccola diga idroelettrica nelle zone rurali.