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Il fuoco cova sotto la cenere. C’era da aspettarselo. Anche se il giorno dopo la prima vera tregua sulla prescrizione, va in scena un altro atto distensivo del Pd: il partito del Nazareno vota contro la mozione presentata dal sempre temuto Enrico Costa, allegata allo scrutinio finale del dl fisco, che avrebbe impegnato il governo a rinviare la norma Bonafede al 2021. Com’è già successo martedì quando i dem hanno bocciato la procedura d’urgenza sulla bomba-Costa vera e propria, la legge abrogativa del blocca-prescrizione, anche ieri i dem hanno mostrato lealtà con i 5 Stelle. C’è un però: Italia viva si è astenuta. E basterebbe questo. Perché ha cominciato a materializzarsi l’impegno assunto il giorno prima da Maria Elena Boschi alla Maratona oratoria dell’Unione Camere penali: «Confidiamo nell’intesa di maggioranza, ma se non arrivasse diremmo sì alla proposta del deputato di Forza Italia». Finirà così? «Intanto la mia legge è stata annegata in un mare di audizioni», dice Costa al Dubbio, «condurrò fino in fondo la mia battaglia, ma il Pd ha fatto in modo da impedire che il mio testo approdasse in Aula prima di Natale». Eppure l’insidia renziana incombe tuttora. Come il rischio di una guerra fredda senza lieto fine tra lo stesso Nazareno e i 5 Stelle. Nel suo intervento sulla mozione, Costa è di nuovo impietoso con i democratici: «Vi leggo le vostre dichiarazioni...», e giù con il florilegio delle occasioni in cui parlamentari e ministri del Pd hanno chiesto il «rinvio del blocca-prescrizione» o «paletti per assicurare tempi comunque certi alla durata del processo». Esaurita l’antologia dei passi perduti, Costa conclude: «Vi offriamo su un piatto d’argento, con la mozione e con la mia legge, l’occasione di disinnescare la bomba Bonafede: perché non la cogliete?». Il capogruppo dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli risponde che «non è questa la sede» per definire la storia. E infatti il mood della giornata, sul fronte Pd, è scandito dalle parole del plenipotenziario Andrea Orlando: «L’intesa con il M5s si può trovare, basta che ognuno faccia un passo nella direzione dell’altro: se tutti stanno fermi l’intesa non si trova». Non è il tempo dei proclami ma del negoziato, insomma. Persino Luigi Di Maio, dall’altro fronte, si adegua: gli scappa il solito «dal primo gennaio la nostra riforma entra in vigore, non si arretra», poi però riconosce che «il Pd non cerca lo strappo». Ma quanto può reggere? Nelle prossime ore Orlando formalizzerà la proposta al guardasigilli: entri pure in vigore il blocca-prescrizione, ma poi nella riforma del processo penale il “blocco” dopo il primo grado sarà sostituito da una “sospensione”. Più lunga, certo, di quanto previsto dalla legge 2017 (firmata proprio da Orlando): 24 o addirittura 30 mesi anziché 18, con analoga sospensione dopo l’appello. E se il Movimento non accettasse, ipotesi tutt’altro che remota? Come confermano fonti del Nazareno, il Pd presenterebbe comunque la propria autonoma proposta, annunciata da Zingaretti. Forza Italia la appoggerebbe? «Noi possiamo anche votare il male minore», risponde Costa, «ma resto convinto che il Pd non compirà mai quel passo: tremano al solo pensiero di far arrabbiare Bonafede...». Quello che è certo è che, al pari degli azzurri, anche il resto dell’opposizione sarebbe pronto a «votare con chiunque pur di evitare i processi eterni», per dirla con Salvini. Seppure con sfumature diverse, lo conferma anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida: «Serve una riforma che renda i processi rapidi e le pene certe: il M5S ha fallito, devono andare a casa, bisogna difendere il diritto e la civiltà nella nostra nazione». C’è sempre quell’incognita: Matteo Renzi. A risolvere la partita, per tornare alla promessa di Boschi, può sempre essere un voto di Italia viva favorevole alla legge Costa. Tutto è precario. Ma a sorprendere, più dei tormenti politici, è l’Anm. Ieri il presidente Luca Poniz è andato oltre la già spiazzante mozione del congresso di Genova. È arrivato a dire che la norma sulla prescrizione di Bonafede «è stata scritta, pensata e votata da un bel po’ di avvocati». E ancora: «È strano che oggi coloro che hanno innescato questa bomba sostengano che è innescata: l’hanno innescata loro». Ripensamento immediato: «Non c’è nessuna bomba atomica, il primo gennaio non succede niente». Frasi indecifrabili, considerato che proprio l’Anm, come subito dopo ammette Poniz, ha sempre sostenuto lo stop ai termini di estinzione dei reati dopo il primo grado. Anche se «solo dopo l’eventuale condanna». Il che violerebbe la presunzione di non colpevolezza, ricordano i penalisti. Che non scrivono leggi per Bonafede ma, mentre Poniz li accusa, concludono oggi la loro Maratona oratoria per la «verità», appunto, sulla prescrizione.