La battaglia di Beniamino Zuncheddu e di tutti quelli che hanno chiesto per anni la sua liberazione finalmente si è conclusa. Per lui si era mosso anche papa Francesco che Ferragosto aveva accolto l’invito di don Giuseppe Pisano, il parroco del piccolo paese sardo di Burcei, a pregare per Beniamino. Ora Zuncheddu, detenuto da quasi 33 anni, è libero. «Non vedo l’ora di spostarmi da qui, perchè il carcere non lo voglio più vedere», dice, felice e sollevato, appena uscito dalla casa circondariale di Uta (Cagliari), dopo che la Corte d’appello di Roma ha accolto la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena avanzata dal suo avvocato Mauro Trogu.

Beniamino Zuncheddu, che si è sempre proclamato innocente, sta scontando l’ergastolo per la strage di “Cuili is Coccus” a Sinnai (Cagliari), in cui nel 1991 tre pastori furono uccisi e una quarta rimase ferite. Davanti alla Corte d’assise d’appello di Roma è in corso il processo di revisione che potrebbe portare alla liberazione definitiva di Zuncheddu, il quale, in regime di semilibertà, al momento esce dal carcere solo la mattina per lavorare. «Non lo so. Sono un po stordito», risponde quando gli si chiede quale sarà la prima cosa che farà appena tornato a casa. Ad accoglierlo davanti al carcere la sorella Augusta, la sua datrice di lavoro e compaesani di Burcei (Cagliari), il paese dove Zuncheddu tornerà stasera e che è pronto ad accoglierlo, e la Garante regionale per i diriti dei detenuti, Irene Testa, convinta della sua innocenza e impegnata a sostenere la battaglia per la revisione della condanna all’ergastolo. «Oggi è una giornata importante», dice Testa all’AGI, dopo aver abbracciato Zuncheddu. «Siamo contenti di questo risultato, il primo ottenuto dopo 33 anni. Spero che questo possa avere un significato in vista dell’udienza del 19 dicembre prossimo, quando ci auguriamo arrivi un’assoluzione piena. Fatti e testimoni, finora, hanno dato ragione a Beniamino che non ha mai smesso di gridare la sua innocenza». Per lui negli ultimi mesi sono state organizzate diverse manifestazione, sia a Roma sia a Cagliari.

La vicenda di Beniamino Zuncheddu ha suscitato indignazione e compassione, grazie alla tenacia dell'avvocato Mauro Trogu. La prima battaglia di Beniamino riguarda la revisione del suo processo, attualmente in corso presso la Corte d'Appello di Roma. Questa revisione è basata su nuove prove schiaccianti che mettono in discussione la sua colpevolezza. La sua storia è così incredibile che alcuni la considerano uno dei più grandi errori giudiziari nella storia italiana.

Zuncheddu è entrato in carcere a soli 27 anni e da allora non ha mai più visto la libertà. La sua condanna si basava principalmente sulla testimonianza di un unico testimone oculare, l'unico sopravvissuto alla terribile strage che ha scosso l'opinione pubblica all'epoca. Inizialmente, questo testimone aveva dichiarato che l'assassino aveva il volto coperto da una calza e quindi non poteva riconoscerlo. Tuttavia, dopo un periodo di tempo, ha improvvisamente cambiato versione, sostenendo che l'assassino aveva il volto scoperto e identificando Beniamino Zuncheddu attraverso un inusuale riconoscimento fotografico, senza il tradizionale confronto diretto.

Ciò che rende questa storia ancora più incredibile è il fatto che le prime indagini stavano seguendo una direzione diversa, forse più vicina alla verità dei fatti. Tuttavia, una svolta improvvisa è avvenuta grazie all'intervento di un sovrintendente della Criminalpol, che ha ricevuto una confidenza che indicava Zuncheddu come l'autore degli omicidi. Questo agente ha iniziato a esercitare una pressione insolita sul testimone oculare, conducendo numerosi colloqui investigativi non verbalizzati. L'agente ha dichiarato che smise di credere che il testimone non avesse visto l'assassino e lo spinse a "dire la verità". Poco dopo, il testimone oculare si dichiarò pronto a riconoscere l'autore degli omicidi e indicò Zuncheddu prima in una fotografia davanti al pubblico ministero e poi in una ricostruzione fotografica.

Nel 2020 la procura generale di Cagliari ha avviato una nuova inchiesta Nel 2020, la procura generale di Cagliari ha avviato una nuova inchiesta che ha rivelato intercettazioni ambientali tra il testimone oculare e sua moglie. Durante queste conversazioni, è emersa chiaramente la mala fede del testimone. Inoltre, è stato dimostrato che una delle motivazioni della sentenza di appello che ha confermato la condanna di Zuncheddu, secondo cui l'aggressore si trovava nella zona illuminata e poteva essere riconosciuto, è stata completamente smentita da una ricostruzione 3D effettuata da un colonnello dei carabinieri. La stessa difesa ha dimostrato che l'aggressore è rimasto nel cono di luce per soli 0,1 secondi ed era con la luce alle spalle, rendendo impossibile il riconoscimento.

Inoltre, Beniamino Zuncheddu non aveva mai usato armi da fuoco in vita sua, a causa di un problema alla spalla che aveva sin dalla nascita. I delitti erano stati chiaramente commessi da professionisti, il che contraddice ulteriormente l'accusa. Nonostante la sua lunga permanenza in carcere, Zuncheddu ha sempre mantenuto una condotta esemplare e non ha mai violato le regole. Dopo aver lavorato all'interno e all'esterno dell'istituto, è stato ammesso al regime di semilibertà nel 2018 e ha dimostrato di essere un individuo capace di reintegrarsi nella società in modo civile e responsabile.

Ora finalmente, dopo tanto patire, la vicenda di Beniamino Zuncheddu ha avuto un lieto fine