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ergastolo ostativo
Il giorno successivo a Ferragosto, don Giuseppe Pisano, il parroco del piccolo paese sardo di Burcei, ha scritto una lettera a Papa Francesco chiedendo di pregare per Beniamino Zuncheddu, un uomo che trascorre gran parte della sua vita dietro le sbarre, accusato di essere coinvolto in una strage avvenuta nelle montagne di Sinnai nel lontano 1991. Tuttavia, come già riportato da Il Dubbio, la condanna all’ergastolo si basa su basi estremamente fragili, tanto che il suo processo di revisione è attualmente in corso, seppur con estrema lentezza. Questa situazione potrebbe rappresentare uno dei più gravi errori giudiziari italiani.
Ciò che rende questa lettera ancora più significativa è il ricordo di un incontro avvenuto molti anni fa nella Basilica di Bonaria, durante la visita di Papa Francesco a Cagliari. In quell'occasione, il Pontefice si è fermato per alcuni istanti proprio con Beniamino Zuncheddu, che aveva portato un dono da parte di tutti i carcerati. Quel momento di umanità e compassione ha lasciato un'impronta indelebile nel cuore di don Giuseppe, il quale ora cerca l'assistenza del Papa per un uomo che ha costantemente dichiarato la sua innocenza.
Papa Francesco ha telefonato al parroco di Burcei
A raccontare questa storia, nella scorsa settimana, è stato proprio don Giuseppe, ai microfoni di Radio Radicale. Inoltre, ha aggiunto che la lettera non è rimasta senza risposta: Papa Francesco, dopo averla ricevuta, ha risposto alla richiesta del parroco con una telefonata, in cui ha assicurato che avrebbe pregato per Beniamino Zuncheddu. Questa semplice promessa ha portato conforto e speranza a un uomo che oggi ha 58 anni e la vita distrutta. La vicenda di Beniamino ha catturato l'attenzione del Partito Radicale, che sta conducendo una battaglia per la sua liberazione. L’avvocato Mauro Trogu, intervistato da Radio Radicale durante la trasmissione “Lo stato del Diritto” condotta da Irene Testa, ha raccontato questa vicenda giudiziaria agghiacciante, che ha colpito profondamente coloro che seguono questa storia. La telefonata di Papa Francesco al parroco di Burcei è stata un gesto di solidarietà e compassione che ha contribuito a mantenere viva la speranza di giustizia per Beniamino Zuncheddu. Il 19 settembre è prevista una manifestazione del Partito Radicale a Roma, di fronte alla Corte d'appello, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda di Zuncheddu e per chiedere che sia fatta giustizia.
Il processo di revisione è in corso alla Corte d’Appello di Roma
Ripercorriamo la vicenda. Zuncheddu sta scontando una condanna all'ergastolo per un triplice omicidio e un tentato omicidio avvenuti a Cagliari l'8 gennaio 1991. La sua vicenda ha suscitato indignazione e compassione, grazie alla tenacia dell'avvocato Mauro Trogu, sta combattendo su due fronti per ristabilire la sua innocenza. La prima battaglia di Beniamino riguarda la revisione del suo processo, attualmente in corso presso la Corte d'Appello di Roma. Questa revisione è basata su nuove prove schiaccianti che mettono in discussione la sua colpevolezza. La sua storia è così incredibile che alcuni la considerano uno dei più grandi errori giudiziari nella storia italiana.
Zuncheddu è entrato in carcere a soli 27 anni e da allora non ha mai più visto la libertà. La sua condanna si basava principalmente sulla testimonianza di un unico testimone oculare, l'unico sopravvissuto alla terribile strage che ha scosso l'opinione pubblica all'epoca. Inizialmente, questo testimone aveva dichiarato che l'assassino aveva il volto coperto da una calza e quindi non poteva riconoscerlo. Tuttavia, dopo un periodo di tempo, ha improvvisamente cambiato versione, sostenendo che l'assassino aveva il volto scoperto e identificando Beniamino Zuncheddu attraverso un inusuale riconoscimento fotografico, senza il tradizionale confronto diretto.
Ciò che rende questa storia ancora più incredibile è il fatto che le prime indagini stavano seguendo una direzione diversa, forse più vicina alla verità dei fatti. Tuttavia, una svolta improvvisa è avvenuta grazie all'intervento di un sovrintendente della Criminalpol, che ha ricevuto una confidenza che indicava Zuncheddu come l'autore degli omicidi. Questo agente ha iniziato a esercitare una pressione insolita sul testimone oculare, conducendo numerosi colloqui investigativi non verbalizzati. L'agente ha dichiarato che smise di credere che il testimone non avesse visto l'assassino e lo spinse a "dire la verità". Poco dopo, il testimone oculare si dichiarò pronto a riconoscere l'autore degli omicidi e indicò Zuncheddu prima in una fotografia davanti al pubblico ministero e poi in una ricostruzione fotografica.
Nel 2020 la procura generale di Cagliari ha avviato una nuova inchiesta
Nel 2020, la procura generale di Cagliari ha avviato una nuova inchiesta che ha rivelato intercettazioni ambientali tra il testimone oculare e sua moglie. Durante queste conversazioni, è emersa chiaramente la mala fede del testimone. Inoltre, è stato dimostrato che una delle motivazioni della sentenza di appello che ha confermato la condanna di Zuncheddu, secondo cui l'aggressore si trovava nella zona illuminata e poteva essere riconosciuto, è stata completamente smentita da una ricostruzione 3D effettuata da un colonnello dei carabinieri. La stessa difesa ha dimostrato che l'aggressore è rimasto nel cono di luce per soli 0,1 secondi ed era con la luce alle spalle, rendendo impossibile il riconoscimento.
Inoltre, Beniamino Zuncheddu non aveva mai usato armi da fuoco in vita sua, a causa di un problema alla spalla che aveva sin dalla nascita. I delitti erano stati chiaramente commessi da professionisti, il che contraddice ulteriormente l'accusa. Nonostante la sua lunga permanenza in carcere, Zuncheddu ha sempre mantenuto una condotta esemplare e non ha mai violato le regole. Dopo aver lavorato all'interno e all'esterno dell'istituto, è stato ammesso al regime di semilibertà nel 2018 e ha dimostrato di essere un individuo capace di reintegrarsi nella società in modo civile e responsabile.
Il 19 settembre la manifestazione del Partito Radicale a Roma
Tuttavia, la sua richiesta di liberazione condizionale subisce ostacoli. Il tribunale di Sorveglianza di Cagliari ha respinto la richiesta due volte, sostenendo che Zuncheddu non confessava i reati per cui era stato condannato. Tuttavia, la Cassazione ha annullato per tre volte queste decisioni, stabilendo chiaramente che il ravvedimento non richiede la confessione del reato. L'avvocato Mauro Trogu ha ribadito che la professione di innocenza non è incompatibile con la liberazione condizionale. Tante sono le prove che smentiscono la colpevolezza di Zuncheddu.
Nonostante abbia trascorso più di tre decenni in carcere, la speranza di ottenere la sua liberazione e la revisione del processo rimane viva. Eppure la Corte d’Appello di Roma – competente per la revisione - continua a non sospendere la pena. Mentre il tribunale di sorveglianza di Cagliari va a rilento, fissando l’udienza per il 10 ottobre. In compenso Beniamino si è ammalato in carcere. Il Partito Radicale, come detto, ha organizzato una manifestazione davanti la Corte d’Appello per il 19 settembre. Il Papa sta pregando per lui. Rimangono solo i radicali e i preti, affianco a un ergastolano recluso ingiustamente.