«L’invadenza del giudice è certo la prima ragione della fisionomia anomala che l’esame condotto dalle parti assume nella prassi italiana» scriveva il professore avvocato Ennio Amodio nella sua presentazione al libro di Francis Wellmann “L’Arte della cross examination”, a cura di Giuseppe Frigo (Giuffrè, Milano, 2009). Si tratta di un tema a cui abbiamo dedicato negli anni molta attenzione. «Difesa interrotta»: è sotto questa espressione, infatti, che abbiamo raccolto le tante segnalazioni arrivate dagli avvocati su esami e controesami indebitamente interrotti dai giudici.

Valerio Spigarelli, past president dell'Unione Camere Penali Italiane, ci disse, tra l’altro, in una lunga intervista riguardante proprio questa patologia: «La prima ragione delle degenerazioni è la cultura sulla prova che i giudici hanno ereditato dal codice inquisitorio. Questa cultura inquisitoria sulla prova è sopravvissuta al mutamento del codice».

Come vedremo in altro pezzo su questo speciale il laboratorio LA.P.E.C. (Laboratorio Permanente Esame e Controesame), fondato da Ettore Randazzo e composto da avvocati, docenti e magistrati, ha elaborato una proposta di legge per rivedere l’attuale sistema, anche prevedendo sanzioni processuali qualora non fossero rispettate le regole previste per una adeguata cross examination.

Ma ripercorriamo brevemente i casi più eclatanti che vi abbiamo partecipato negli anni.

TRIBUNALE DI ROMA

Siamo nel primo grado del processo per la morte del vice brigadiere Cerciello Rega. Gli avvocati dei due americani accusati dell’omicidio stanno controinterrogando degli ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, per far emergere eventuali procedure illegittime da parte della vittima, della parte offesa e del Comando. Ma la presidente interrompe continuamente. «Può già notarsi - scrissero i legali nei motivi di appello chiedendo l’annullamento del primo grado - una costante verificatasi nell’intero dibattimento, la continua interruzione del controesame della difesa, interrompendolo per chiarimenti del tutto inutili quanto suggestivi al testimone (“se è in grado di rispondere”; “se lo ricorda”). È fin troppo ovvio che il testimone possa non riferire ciò che non ricorda, ma rammentarglielo sempre in anticipo rappresenta quantomeno un rischio di condizionamento». Tali episodi si sono ripetuti più e più volte.

TRIBUNALE DI LECCE

Un uomo è accusato dalla figlia della sua convivente di violenza sessuale aggravata. L’avvocato dell’imputato sta contro-interrogando la presunta vittima. Il presidente del collegio, denunciò il legale in un esposto al Coa e alla Camera Penale locale, «nel corso della cross examination, con atteggiamento non terzo, né suppletivo, ha interrotto il controesame esercitando in maniera ingiustificata il suo potere di controllo, si è spinto a sanzionare l’avvocato col provvedimento disciplinare dell’ammonizione (generalmente di spettanza dell’organo disciplinare dell’avvocatura) in quanto le domande poste dalla difesa mancavano di lealtà e correttezza perché “ danno l’idea di mettere all'angolo la testimone senza nessuna utilità pratica, come ad esempio nel momento in cui ha detto che dormiva con il fratello nella stanza, lei ha chiesto se nella stanza al momento in cui è entrato l'imputato c'era anche il letto del fratello, adesso ha parlato di toccamenti di carezze ai glutei e lei le chiede se la toccava con la mano, questo non è un modo di contro esaminare è solo un modo di cercare di mettere in difficoltà la teste e di questo lo ammonisco adesso formalmente'».

In pratica alla ragazza l'avvocato non poteva chiedere come si manifestavano concretamente i toccamenti oggetto dell’imputazione, con quale parte del corpo l’imputato la toccasse.

TRIBUNALE DI MILANO

Un uomo è accusato di stalking. È il giorno dell'esame della teste principale, la presunta parte offesa. La particolarità di questo caso è che il giudice, oltre a interrompere il controesame della difesa, si sostituisce quasi del tutto al pubblico ministero nell'esame della presunta vittima.

E il pm resta a guardare. Il giudice ad un certo punto dice persino: «Le parti permettano che prosegua un po' il giudice nel condurre le domande o ci sono osservazioni? Grazie». Dopo aver terminato, il Giudice si rivolge al pm: «Ci sono domande per il Pubblico ministero? » Pm: «No grazie».

TRIBUNALE DI CROTONE

Un avvocato, legale di una farmacista accusata di aver detenuto nella sua farmacia alcuni contenitori di farmaci defustellati, sta eseguendo il controesame di un teste dell'accusa, un ispettore dei Nas. La Procura ipotizza la truffa, ritenendo che la farmacia abbia privato i medicinali del bollino, lo abbia applicato sulla ricetta chiedendo e ottenendo il rimborso dalla Asl, tenendo pronti gli stessi medicinali per la vendita in modo da conseguire un secondo illecito guadagno.

La sentenza ancora non è arrivata. Durante l'udienza analizzata, l'avvocato sta cercando di far emergere una divergenza di vedute fra due gruppi di ufficiali di polizia giudiziaria che hanno ispezionato la farmacia a distanza di poco, l'uno all'insaputa dell'altro, verbalizzando risultati diversi. Leggiamo nella trascrizione di udienza: «Giudice: “La sto facendo io la domanda”.

Avvocato: “ Eh! Ma signor Giudice lei potrà farla sempre dopo di me” Giudice: “ Ci spieghi... avvocato il Tribunale può...”. Avvocato: “ Dopo che avrò concluso”. Giudice: “Intervenire in qualsiasi momento”. Avvocato: “Signor Giudice il codice dice un'altra cosa”.

Giudice: “Il Tribunale può intervenire in qualsiasi momento e far proprie domande della difesa”. Avvocato: “Al termine dell'esame e del controesame della difesa”. Giudice: “È una questione di economia processuale”. Avvocato: “No, mi perdoni è una questione di rispetto delle regole”».

Questa è solo una sintesi dei tanti casi che ci sono stati segnalati. Se ne avete altri non esitate a scriverci.