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AVVOCATI IN PERICOLO
Difendere un imputato non è certo un crimine. Ma sui social, ormai, “basta” per essere condannati al linciaggio digitale. È quanto sta accadendo all’avvocato penalista Fabio Crea, finito nel mirino di una violenta campagna d’odio online dopo aver assunto la difesa di Badr Rouaji, il 19enne accusato – insieme a Taha Bennani, 22 anni – dell’omicidio di Lorenzo Cristea, il ventenne accoltellato a Castelfranco Veneto.
In quello che dovrebbe essere un normale esercizio del diritto costituzionale alla difesa, molti utenti della rete vedono un’offesa intollerabile, trasformando il ruolo dell’avvocato in una colpa e rendendolo bersaglio di insulti e minacce. Le reazioni più estreme si sono concentrate nei commenti a notizie online relative al caso. Tra le frasi apparse sui social, alcune hanno oltrepassato ogni limite: si leggono inviti alla violenza, minacce rivolte ai familiari del legale, insulti personali e gravi affermazioni contro l’intera categoria degli avvocati. In particolare, alcuni messaggi contengono riferimenti ad aggressioni fisiche e addirittura augurano la morte a persone vicine al professionista.
Non si tratta di un episodio isolato nel panorama della giustizia mediatica contemporanea, ma la ferocia e la quantità dei messaggi hanno suscitato allarme. La figura dell’avvocato, essenziale nel garantire il diritto alla difesa, è finita nel mirino di chi, nella foga emotiva, confonde il ruolo del difensore con una forma di complicità nei confronti dell’imputato.
Le offese, però, non si limitano a colpire il singolo avvocato. Espressioni come “gli avvocati andrebbero messi davanti a un plotone di esecuzione” o “chi difende un assassino deve seguirlo in carcere” rivelano una deriva preoccupante che rischia di delegittimare una delle funzioni fondamentali dello Stato di diritto.
La vicenda ha attirato l’attenzione delle istituzioni forensi. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Treviso, Diego Casonato, ha espresso solidarietà al collega e ha annunciato che il caso verrà discusso in seno al Consiglio. Una presa di posizione decisa è arrivata anche dalla Camera Penale di Treviso, guidata dall’avvocato Simone Guglielmin. In un comunicato ufficiale, i penalisti hanno condannato con fermezza i commenti d’odio apparsi in rete, giudicandoli «oltre ogni limite di civiltà e di rispetto delle regole democratiche».
La nota della Camera Penale sottolinea come l’attacco a un avvocato penalista sia, in realtà, un attacco all’intera funzione difensiva e ai principi fondanti dell’ordinamento italiano. Difendere un imputato, ricordano i penalisti trevigiani, non significa legittimarne gli atti, ma garantire un processo equo nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali.