Cari Colleghi,

negli stessi giorni in cui è divenuta efficace la novella in tema di equo compenso (L. 49/2023) si è appreso di un’iniziativa che – con riferimento alle pubbliche amministrazioni - potrebbe non solo vanificare la nuova normativa, ma anche determinare gravi equivoci sulla natura del rapporto tra l’ente pubblico e il suo avvocato.

Si tratta dell’accordo intercorso tra Asmel (Associazione di enti locali) e Lexcapital. Un accordo che – a quanto risulta dal relativo comunicato stampa - potrebbe consentire a migliaia di enti locali di cedere a una società privata i propri c.d. diritti litigiosi.

È stata immediata e netta la presa di posizione del Presidente CNF Francesco Greco: “L’accordo Asmel-Lexcapital va contro tutti i principi più importanti che dovrebbero governare il sistema di tutela dei diritti”. E ancora: “Abbiamo dedicato qualche anno fa un Congresso forense a una questione sintetizzata da una frase molto chiara: i diritti non sono merce. Qui a me sembra che stiamo assistendo a una mercantilizzazione dei diritti”. Conclude il Presidente del CNF che è necessario intervenire: “Non si può assistere inermi a questa svendita dei principi giuridici che governano il sistema dei diritti e il corretto agire della pubblica amministrazione”.

Altrettanto chiare e altrettanto negative sono state le posizioni espresse da UNAA – l’Unione nazionale degli avvocati amministrativisti – e da UNAEP, associazione degli avvocati “interni” degli enti pubblici. Sono tutte posizioni pienamente condivisibili.

Si rende ovviamente necessario conoscere il testo esatto dell’accordo. Ma nel frattempo, per capire la prospettiva, si può accedere al sito internet di Lexcapital. Ove si legge: “Lexcapital valuta, acquista e gestisce i diritti di causa (a contenuto patrimoniale e nei confronti di convenuti solvibili), da tutti i soggetti che ne siano titolari: persone fisiche, aziende, enti pubblici, organizzazioni non profit”.

In altre parole, e pur ancora al buio dell’esatto testo dell’accordo, risulta chiaro quale sia il disegno: che l’ente locale affidi le sue vicende contenziose non a un proprio avvocato – interno o scelto sul libero Foro - ma ad un soggetto interposto, che le gestirà in proprio, avvalendosi in sede giurisdizionale dell’operato di suoi legali. Il tema, qualunque sia l’esito delle verifiche che richiede, va quindi ben al di là dell’equo compenso.

Già si è compreso che la disciplina dell’equo compenso – per non restare solo “sulla carta” – richiede di monitorare la sua effettiva applicazione. Richiede di sollecitare i committenti pubblici e privati ad adeguare le proprie prassi; di segnalare i comportamenti tenuti in violazione di tale disciplina. E richiede che il tema sia affrontato in un contesto di ampia partecipazione delle varie componenti dell’avvocatura, ma anche di consapevolezza di ciascun avvocato, chiamato a dare la propria collaborazione all’effettività del sistema.

Tutto ciò è ancor più necessario di fronte alla prospettiva che ora si vorrebbe aprire. Il percorso delineato con l’accordo Asmel-Lexcapital non riguarda la gestione ma la cessione del proprio contenzioso da parte degli enti pubblici. La questione si pone dunque su una scala più ampia: in un futuro giudizio contro un avvocato incaricato da Lexcapital la questione non si limiterà al suo compenso, perché riguarderà prima di tutto la validità (o nullità) del suo stesso mandato.

La situazione richiede pertanto l’impegno di tutti. La Camera amministrativa della Lombardia orientale farà quanto possibile per la tutela degli interessi pubblici in gioco e, insieme, della professione forense. Ma è necessario rivolgere un appello non solo alle strutture istituzionali dell’avvocatura ma a ogni avvocato, perché si abbia la massima attenzione al rispetto di principi e valori che rischiano di essere elusi e violati.

Il Consiglio direttivo della Camera amministrativa distretto Lombardia Orientale - Cadlo