Un passo importante per costruire nuovi ponti professionali tra Italia e Regno Unito, in uno scenario post-Brexit che richiede collaborazione e visione comune. È stato siglato oggi, nella sede del Consiglio Nazionale Forense, un memorandum d’intesa tra il CNF e la Law Society of England and Wales, l’ordine nazionale che rappresenta i solicitors in Inghilterra e Galles.

A firmare l’accordo i rispettivi presidenti, Francesco Greco e Richard Atkinson, con l’obiettivo di rilanciare il dialogo e la cooperazione tra le due avvocature, facilitando l’attività professionale nei rispettivi Paesi nell’ambito dell’Accordo di Commercio e Cooperazione (TCA) tra Unione europea e Regno Unito.

Tra i punti principali del protocollo, la conferma per gli avvocati italiani della possibilità di fare attività stragiudiziale in Inghilterra e Galles nelle materie di diritto italiano, europeo e internazionale, utilizzando il proprio titolo professionale. Specularmente, il CNF si impegna a promuovere in Italia la creazione di un Registro Speciale dei Consulenti Giuridici Stranieri, che consentirà agli avvocati britannici di fornire consulenza in diritto inglese e internazionale, mantenendo il proprio titolo e nel rispetto delle regole italiane.

L’intesa apre anche a nuove opportunità di crescita: gli avvocati italiani con almeno due anni di esperienza potranno ottenere il titolo di “Solicitor of England and Wales” superando solo la prima parte dell’esame di abilitazione (SQE1). L’obiettivo è di consentire l’iscrizione agli avvocati inglesi presso gli Ordini locali con le caratteristiche sopra menzionate. Altro obiettivo strategico è favorire la nascita di partnership e studi associati tra professionisti dei due Paesi, promuovendo scambi, sinergie e una visione internazionale della professione legale.

«Questo accordo rafforza la vocazione europea e internazionale dell’avvocatura italiana», ha dichiarato il presidente del CNF Francesco Greco, sottolineando che si tratta di «un segnale forte di apertura e collaborazione, a tutela dei diritti dei cittadini e della qualità della giustizia». Dopo l’uscita del Regno Unito dal mercato unico e dall’unione doganale il 31 dicembre 2020, gli avvocati qualificati nel Regno Unito, inclusi gli avvocati inglesi e gallesi, non godono più dei diritti di stabilimento e prestazione di servizi trasfrontalieri regolati dal diritto dell’Unione europea, si legge nel memorandum d’intesa. Ne consegue che le attività che svolgono in Italia non sono inquadrabili come riferibili all’esercizio della professione di avvocato italiano, salva la possibilità di sostenere l’esame di avvocato alle condizioni previste dall’articolo 17 della legge 31 dicembre 2012, n. 247 (Legge Professionale Forense).

Da qui l’impegnò del Cnf «a sostenere l’introduzione di una normativa» che ha come punti principali l’istituzione di un Registro Speciale dei Consulenti Giuridici Stranieri: con l’istituzione dell’elenco speciale di Consulenti Giuridici Stranieri (Foreign Legal Consultants) presso ogni Ordine territoriale degli Avvocati, gli avvocati che hanno acquisito il proprio titolo professionale nel Regno Unito, inclusi Solicitors, Barristers e Advocates abilitati alla professione forense in Inghilterra e Galles, Scozia o Irlanda del Nord, possono prestare servizi di consulenza legale, arbitrato, conciliazione e mediazione in materia di diritto internazionale e di diritto del Regno Unito, con il loro titolo di origine, al quale si affianca il titolo di Consulente Giuridico Straniero.

Il Consiglio Nazionale Forense e la Law Society of England and Wales esprimono inoltre la comune intenzione di cooperare al fine di «promuovere la reciprocità dei diritti di esercizio professionale tra avvocati del Regno Unito in Italia e avvocati italiani nel Regno Unito, ivi inclusa la possibilità di costituire partnership professionali in studi legali in entrambe le giurisdizioni; promuovere la piena attuazione delle disposizioni pertinenti del TCA nel Regno Unito e in Italia; contrastare l’introduzione di nuovi ostacoli o il rafforzamento di barriere esistenti all’accesso alla professione forense da parte di avvocati britannici non-UE in Italia, e da parte di avvocati italiani nel Regno Unito.

Ove necessario, il Consiglio Nazionale Forense e la Law Society of England and Wales sosterranno modifiche legislative o regolamentari utili al raggiungimento degli obiettivi sopra indicati.