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Sostenitori cantano slogan fuori dalla prigione di Silivri dove si svolge il processo al sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu
La violazione del diritto di difesa in Turchia è una triste realtà. Sono molti gli avvocati finiti in carcere per aver assistito imputati “scomodi”, invisi alle autorità governative. Nella primavera scorsa l’Ordine degli avvocati di Istanbul, presieduto dal costituzionalista Ibrahim Kaboglu, è stato dichiarato decaduto con l’accusa di «propaganda a favore di un’organizzazione terroristica» e «diffusione di informazioni fuorvianti». La colpa dell’avvocatura di Istanbul? Aver condannato l’uccisione di due giornalisti in Siria. Alle difficili condizioni in cui sono costretti a lavorare gli avvocati turchi è dedicato il convegno “La libertà della difesa: limite al potere e tutela del cittadino”, in programma lunedì 23 giugno a Brescia, nell’Auditorium Capretti (con inizio alle 15.30). L’evento è organizzato dai Coa di Brescia e Cremona, in collaborazione con la Scuola forense OAB, la Cooperativa Cattolico- democratica di Cultura e Ciels Campus.
I lavori saranno aperti per i saluti istituzionali di Vittorio Minervini (Consigliere Cnf e vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura italiana), Giovanni Rocchi (presidente dell’Ordine degli avvocati di Brescia), Alessio Romanelli (presidente dell’Ordine degli avvocati di Cremona). In collegamento da Istanbul interverrà il professor Ibrahim Kaboglu. Sono previsti gli interventi di Massimo Audisio (componente Commissione Cnf di Diritto europeo e internazionale, componente del direttivo dell’Oiad-Osservatorio avvocati in pericolo), Barbara Porta (Commissione Cnf Diritti umani e protezione internazionale e presidente del Comitato Human rights CCBE), Alessandro Magoni (Osservatorio avvocati minacciati Ucpi) e Alessandro Bertoli (osservatore internazionale dell’Oiad). L’incontro sarà moderato dalla vicepresidente del Coa di Brescia, Valeria Cominotti.
«L’Ordine degli avvocati di Brescia – dice l’avvocata Cominotti – è particolarmente sensibile alle condizioni dei colleghi di altri Paesi. Quanto sta accadendo a Istanbul e in Turchia deve farci riflettere. L’avvocatura turca è sotto assedio: avvocati incarcerati e Ordini dichiarati decaduti. Ci inorgoglisce la partecipazione del professor Kaboglu, insigne studioso di diritto costituzionale e presidente dell’Ordine degli avvocati di Istanbul, uno dei più grandi al mondo con quasi 70mila iscritti». Il Coa bresciano aderisce all’Oiad. Cominotti conosce bene la realtà dell’avvocatura turca: «Con i colleghi Bertoli e Magoni sono stata in Turchia per seguire i processi a carico dei componenti dell’Ordine di Istanbul. Abbiamo potuto constatare quanto sia difficile operare in quel contesto, dove gli avvocati, presidio di democrazia, corrono di continuo rischi».
Anche Barbara Porta del Foro di Torino si è recata molte volte in Turchia in qualità di osservatrice in alcuni processi a carico di avvocati. Ritornerà a Istanbul fra pochi giorni. «In Turchia – commenta Porta - i processi hanno una chiara matrice politica per silenziare le voci del dissenso antigovernativo su alcuni temi di vitale importanza: la tutela delle libertà fondamentali, un giusto e equo processo e la salvaguardia dello Stato di diritto, così come definito dal Trattato sull’Unione europea».
A proposito di avvocati costretti a difendersi, è di ieri la notizia dell’arresto – per la seconda volta – di Mehmet Pehlivan, difensore del sindaco di Istanbul (sospeso dalla carica), Ekrem Imamoglu, anche lui in carcere da marzo con l’accusa di corruzione. È stato lo stesso Pehlivan a dare notizia su quanto accaduto con un post su X. «Sono stato arrestato – ha scritto - con l’accusa di “appartenenza ad un’organizzazione criminale”. Le uniche organizzazioni di cui faccio parte sono l’Unione degli Ordini degli avvocati turchi e l'Ordine degli avvocati di Istanbul. In altre parole, questa è l’onorevole tradizione difensiva della Turchia. Non ho mai fatto parte di nessuna struttura criminale o di aver ordito complotti. E non lo farò mai». Pehlivan non nasconde amarezza e preoccupazione. «Questa – ha aggiunto - è una cospirazione giudiziaria a tutti gli effetti. L'unica ragione alla base dell’azione giudiziaria nei miei confronti, come tutti sanno, riguarda il fatto che sono l'avvocato di Ekrem Imamoglu. Il loro obiettivo [ il riferimento è ai magistrati che indagano, ndr ]- è intimidire, mettere a tacere e isolare. Ci provano invano. Però noi avvocati non ci arrendiamo».