La coincidenza non sembra casuale. La legge sull’equo compenso è chiamata a difendersi dai primi assalti a pochi giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale con l’entrata in vigore prevista il 20 maggio. A far discutere è l’accordo tra Asmel (Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali) e LexCapital, start-up innovativa e società benefit che opera come litigation funder.

Alla base della collaborazione vi è la possibilità per oltre 4.100 enti locali soci Asmel di abbattere le spese legali con la cessione a LexCapital del diritto litigioso per i contenziosi attivi e, in alcuni casi, anche passivi. «LexCapital – si legge in una nota di Asmel - agirà in giudizio al posto dell'ente, che non pagherà alcun onere per il servizio ottenuto. In caso di vittoria, la maggior parte dei proventi andrà al Comune e solo la rimanente parte spetterà a LexCapital». L’obiettivo dell’accordo, come sottolinea l’associazione degli enti locali, è chiaro: fare in modo che i Comuni italiani, soci Asmel, stiano «alla larga dai Tribunali facendo però valere i propri diritti senza spese e rischi». In sostanza agli avvocati si chiede di mettersi da parte, dato che l’accordo stipulato «va incontro soprattutto alle esigenze degli enti più piccoli, che, spesso, per mancanza di fondi rinunciano a tutelare in giudizio i propri interessi, specialmente verso realtà più strutturate, come imprese di grandi dimensioni e intermediari bancari e assicurativi».
Il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, non nasconde la propria preoccupazione. «L’accordo Asmel-Lexcapital – dice al Dubbio - va contro tutti i principi più importanti che dovrebbero governare il sistema di tutela dei diritti. Abbiamo dedicato qualche anno fa un congresso forense nel quale si evidenziava una frase molto chiara: i diritti non sono merce. A me sembra che stiamo assistendo ad una mercantilizzazione dei diritti. Se prendiamo questa strada, temo che tutti i principi che governano il nostro sistema giuridico potranno essere messi seriamente in discussione. Non è tanto la questione del finanziamento della lite. Nel nostro caso, da quello che emerge, Lexcapital compra la lite. Ma non si ferma qui. Ancora più preoccupante è il fatto che venga comprata la lite della Pubblica amministrazione. La Pa dovrebbe porsi il fine della corretta amministrazione, della corretta tutela dei diritti».
Con la chiarezza che lo contraddistingue il presidente del Cnf evidenzia che «siamo di fronte ad una deriva»: «La Pubblica amminsitrazione dovrebbe sempre agire nell’interesse della collettività. Far passare il concetto “mi faccio difendere gratuitamente così non spendo” è fuorviante ed indica scarso interesse per la correttezza della propria azione amministrativa. Pensare che ci sia qualcuno che agisce comprandosi i rischi e i diritti, lascia davvero di stucco, tra l’altro in un momento in cui è stata approvata la normativa sull’equo compenso. È previsto adesso che l’avvocato non possa accettare compensi che vanno al di sotto di una certa soglia. Verificheremo se ci sono avvocati che accettano di lavorare senza compenso o al di sotto dei parametri indicati dalla legge sull’equo compenso».

A questo punto Francesco Greco si pone una domanda: «Lexcapital, che non fa pagare alla Pa le liti, come pagherà i propri avvocati?». L’avvocatura istituzionale terrà alta la guardia. «Il Consiglio nazionale forense – conclude il presidente del Cnf – vigilerà attentamente. Allerteremo le cabine di regia che saranno costituite in tutti gli Ordini degli avvocati. Non si può assistere inermi a questa svendita dei principi giuridici che governano il sistema dei diritti e il corretto agire della Pubblica amministrazione. Mi auguro che ci sia da parte delle autorità preposte al controllo un intervento per bloccare l’iniziativa di cui stiamo parlando. Inoltre, sottoporrò la questione al prossimo plenum del Cnf. Se ci sarà la condivisione, di sicuro ci muoveremo nei confronti degli organi preposti perché si intervenga di conseguenza. Il problema non è il finanziatore della lite, che è un argomento sul quale si può discutere. Il problema riguarda invece la cessione dei diritti a fronte di una assistenza gratuita».
Sulla vicenda interviene anche l’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), che annuncia alcune iniziative. «Apprendiamo – commenta il presidente Francesco Perchinunno - con molto stupore e preoccupazione la notizia dell’accordo tra l’Asmel ed una società privata. In base a quanto si legge nel comunicato stampa diffuso, i Comuni avranno la possibilità di cedere i diritti “litigiosi” a delle società private a “costo zero” Per questo motivo abbiamo inviato all’Asmel una richiesta formale di accesso agli atti per aver copia dell’accordo, al fine di valutare se la convenzione possa in qualche modo eludere la legge sull’equo compenso entrata in vigore da pochi giorni. Purtroppo, il malvezzo tutto italiano del “fatta la legge trovato l’inganno” è sempre dietro l’angolo. Aiga, nel caso in cui l’accordo violi la legge sull’equo compenso, agirà in tutte le sedi competenti per la tutela dei diritti dell’avvocatura italiana».