Egregio Direttore,

dopo aver letto l’articolo pubblicato il 12 ottobre sull’edizione web della sua pregiatissima testata dal titolo “Legittimo impedimento: nessun addebito per il caso Salamandra”, ritengo necessario chiederle di accogliere queste mie osservazioni.

L’articolo riporta fedelmente quanto discusso il 12 ottobre in aula dall’onorevole Sisto, viceministro della Giustizia, relativamente all’operato dei magistrati della II sezione penale del Tribunale di Roma, con riguardo alla nota vicenda che mi ha riguardata. Il viceministro Sisto riconosceva la correttezza dell’operato del collegio, sui seguenti presupposti:

  1. L’istanza non sarebbe stata presentata tempestivamente;

  2. Il difensore non avrebbe rappresentato l’impossibilità di avvalersi di un sostituto processuale ai sensi dell’art. 102 c.p.p.;

  3. il difensore non avrebbe assolto l’onere di dimostrare l’impossibilità di far accudire il figlio dall’altro genitore.

Direttore, non posso trasmetterle verbalmente la sensazione di profonda ingiustizia che ho avvertito leggendo l’articolo. È stata narrata una ricostruzione diametralmente opposta alla realtà, documentata e cristallizzata nell’istanza da me presentata in data 12 aprile 2023, agli atti del procedimento.

  1. Innanzitutto l’istanza non poteva essere considerata tardiva, dal momento che spiegavo di aver tentato di spostare l’esame di mio figlio, per poter assolvere ad entrambi i miei doveri: quello di difensore e quello di mamma.

  2. Specificavo nell’istanza presentata che la delicatezza delle imputazioni e il rapporto fiduciario instaurato con l’imputato non mi permettevano di delegare un sostituto processuale. Anche sotto questo profilo, è stata fatta una ricostruzione diametralmente opposta alla realtà. E infatti delegavo una collega al solo fine di insistere nell’accoglimento dell’istanza e individuare una data di rinvio compatibile con la mia agenda.

  3. Nell’istanza spiegavo di essere il genitore di riferimento, con riguardo al percorso diagnostico di mio figlio. Cos’altro avrei dovuto aggiungere? Veramente avrei dovuto dimostrare, di essere io la “mamma”, e non solo la “madre”, di mio figlio, un bimbo di soli 2 anni?

Come si può entrare a gamba tesa in una sfera tanto intima, delicata e dolorosa come quella della salute di un figlio? Il sottosegretario ha omesso di dire in aula che il mio bambino doveva essere sottoposto a sedazione profonda. Quale mamma, (o quale papà), avrebbe potuto lavorare serenamente sapendo che il proprio bambino di soli 2 anni era sottoposto ad anestesia, nello stesso momento?

Vorrei proprio sapere se, nel caso, i magistrati debbano veramente arrivare ad umiliarsi così tanto, come ho dovuto fare io, esponendo pubblicamente tutta la propria vita e il proprio dolore, per giustificare un’assenza sul posto di lavoro!

La verità è che l’udienza non veniva rinviata per la necessità di sentire un testimone del pm, testimone peraltro già sanzionato per precedenti assenze ingiustificate. Io non ho mai chiesto sanzioni disciplinari né ispezioni per l’operato dei magistrati, ho chiesto soltanto rispetto e comprensione per un caso assurdo che mi ha riguardata, per una ingerenza illegittima nella mia vita privata in un momento doloroso. E, insieme a questo, ho scritto una proposta di legge per la modifica dell’art. 420 ter cpp.

Lascia perplessi, poi, l’atteggiamento stesso del sottosegretario Sisto, il quale rappresenta l’avvio dell’iter legislativo per la modifica dell’art. 420 ter cpp, al fine di ampliare i casi di legittimo impedimento del difensore in caso di malattia comprovata propria o dei familiari che necessitano cure: unico provvedimento da me sempre pubblicamente invocato, sin dall’inizio della mia “battaglia”.

Un’ultima riflessione: il sottosegretario ha sostenuto che il Tribunale avrebbe provato a contattarmi per “sensibilità”. In realtà, come si legge anche dalla trascrizione integrale dell’udienza del 14 aprile 2023, il Tribunale ha cercato di contattarmi in ogni modo al solo fine di chiedermi l’autorizzazione a sentire il testimone. Altro che sensibilità!

Ho ritenuto necessario rendere pubblicamente queste precisazioni, affinché oltre al danno subito, ormai noto a tutti, non vengano messe in dubbio anche la mia onorabilità, la mia parola e la mia professionalità.

Questi i fatti. Questa la verità.

Con immensa stima,

Ilaria Salamandra