Gli arresti, ingiustificati e brutali, degli avvocati tunisini Sonia Dahmami e Mehdi Zagrouba stanno diventando un caso internazionale con l’avvocatura europea in prima linea nell’accendere i riflettori sulle gravi violazioni dei diritti umani in corso nella Tunisia del presidente Saied.

Sulla vicenda è intervenuto il Consiglio degli ordini forensi d'Europa (CCBE) che rappresenta oltre un milione di legali, denunciando in un comunicato il vero e proprio sequestro dei colleghi sbattuti in custodia cautelare per crimini di opinione e le «torture» subite da Zagrouba. «Il CCBE è seriamente preoccupato per la violenza di questi arresti, effettuati mentre entrambi si erano rifugiati nella Maison de l’avocat.

Inoltre, il CCBE è ancora più scioccato dal fatto che l'avvocato Mehdi Zagrouba sia stato vittima di torture dopo il suo arresto. Questi arresti sono collegati e servono a limitare illegalmente l'esercizio della loro libertà di espressione e le loro legittime attività di avvocati, comprese quelle relative all'assistenza legale nel campo della migrazione e del diritto d'asilo. In questo contesto, il CCBE sollecita le autorità competenti tunisine a ripristinare immediatamente la libertà dei colleghi arrestati».

Secondo quanto riferisce l’ordine nazionale tunisino degli avvocati a torturare Zagrouba sono stati degli agenti del ministero dell’interno: «Lo hanno aggredito e picchiato nel centro di detenzione sono stati costretti a trasportarlo in un ospedale pewr le percosse, questo è reato di tortura che richiede procedimento giudiziario e sanzioni penali». Il giudice istruttore del Tribunale di prima istanza di Tunisi ha intanto rinviato a giudizio Zaghrouba, come spiega il suo difensore Boubaker Thabet all’agenzia di stampa Tap, la procura ha aperto tre distinte inchieste nei confronti del suo cliente, di cui due per «aggressione contro due agenti di sicurezza» avvenuta presso la sede del Tribunale mentre manifestava per la liberazione di Sonia Dahmani e la terza per «attacco contro un agente di polizia» durante il suo arresto nella sede dell’Ordine degli avvocati a Tunisi.

L’ondata repressiva delle ultime settimane che oltre agli avvocati ha colpito giornalisti, oppositori politici, sindacalisti è stata così feroce e smaccata da attirare l’attenzione di Amnesty International che ieri ha pubblicato un allarmante rapporto sull’attacco ai diritti politici e civili in corso in Tunisia: «Stiamo assistendo ad arresti collettivi del tutto arbitrari».

Particolarmente pietosa la condizione dei migranti provenienti dal Sahel e il giro di vite in atto contro le associazioni che si occupano di accoglienza e aiuto umanitario. Una politica, quella di Tunisi sull’immigrazione che ricorda le posizioni dell’estrema destra europea e che nessuno in patria ha il diritto di criticare pubblicamente. Non dimentichiamo che l’avvocata Dahmadi è finita agli arresti a causa del suo sarcasmo sui respingimenti dei migranti epresso in una trasmissione televisiva.

Dallo scorso 3 maggio, secondo Amnesty, almeno dodici organizzazioni non governative sono finite nel mirino della magistratura per non meglio precisati «reati finanziari». Al contempo le forze di polizia hanno intensificato i trasferimenti collettivi illegali di rifugiati e migranti, hanno effettuato numerosi sgomberi forzati e hanno arrestato e condannato proprietari di immobili per aver affittato appartamenti agli stranieri senza permessi.

Tra le organizzazioni prese di mira dalla repressione del governo c’è anche il Consiglio tunisino per i rifugiati (Ctr), una ong che si occupa dell’assistenza dei rifugiati richiedenti asilo. Le autorità tunisine hanno arrestato sia il capo che il vicecapo del Ctr, che si trovano attualmente in detenzione preventiva. In manette è finita anche l’attivista per i diritti umani Saadia Mosba, presidente dell’associazione antirazzista Mnemty, anche lei per presunti illeciti finanziari. D’altra parte Saied non ha mai nascosto ciò che pensa dei volontari delle ong. «Sono traditori, voci rabbiose al soldo di potenze straniere»

In questi giorni anche l’Unione europea è intervenuta, stigmatizzando le violazioni dello Stato di diritto e chiedendo a Saied di fermare la repressione. Critiche e richieste che non piacciono per niente al presidente che ha convocato gli ambasciatori di alcuni paesi europei puntualizzando che non verranno più tollerate «le ingerenze straniere».