«Io trombata? Certo, lo so e non mi offendo. Sono dispiaciuta perché il mio partito ha deciso che poteva fare a meno di me, non mi sento sconfitta però, personalmente ho avuto un buon risultato, ha perso il partito non io». A parlare è l’ex senatrice Pd Monica Cirinnà, ospite di Un Giorno da Pecora dopo la sconfitta nel collegio per il Senato di Roma contro Ester Mieli di Fratelli d'Italia. «Ho accettato di candidarmi per non farmi dare della codarda e per "morire in battaglia", ci sono state tante vendette nel compilare le liste», ricorda Cirinnà, che aveva prima protestato e poi accettato la candidatura. Il segretario Enrico Letta l’ha chiamata durante questa campagna elettorale? «Letta? Non l’ho mai sentito e mai lo risentirò, ho ricevuto solo due telefonate: quelle di Roberta Pinotti e di Laura Boldrini». In una intervista a Repubblica, Cirinnà attribuisce il flop del Pd a diversi fattori. «Sicuramente - spiega - la questione delle alleanze. Con il taglio dei parlamentari e l'impegno mancato di cambiare la legge elettorale, occorreva tenersi in alleanza con i riformisti, con i 5 Stelle, o con tutti e due. Tutti sono responsabili della rottura, ma in questi casi chi ha più ragionevolezza deve ingoiare più bocconi amari anziché andare a schiantarsi in modo frontale. E poi non ha funzionato schiacciarsi sull'Agenda Draghi, a maggior ragione nel momento in cui è stata stretta un'alleanza con chi, come Fratoianni e Bonelli, quell'Agenda non l'ha mai approvata». Sulla sua sconfitta, invece, pesa anche il famoso caso del denaro trovato nella cuccia del cane «Sicuramente ha influito e sicuramente c'è fuoco amico in questa partita - spiega l'ex senatrice a Repubblica -. Come qualsiasi cittadino mi sono fidata delle forze dell'ordine e dopo 48 ore il verbale è finito su un quotidiano romano. Dopo un anno, a una settimana dalle liste, sempre sullo stesso quotidiano è poi uscita una non notizia, cioè quella che la Cirinnà chiede indietro i soldi, mentre io, chiamata dal giudice sull'ipotesi della restituzione denaro, ho detto che l'avrei dato in beneficenza. Tutto per rinfocolare la polemica. Questo è fuoco amico. So che sono divisiva e che do fastidio. So che la mia perdita fa contente tante persone, ma non vi libererete facilmente di me»