Il grande ayatollah iraniano Ali Khamenei torna a fare una predica del venerdì in pubblico dopo 8 anni e la mette giù dura. I toni sono pesantissimi, ora che la crisi con gli Stati Uniti dopo l’uccisione del generale Suleimani ( al cui interno si colloca anche l’abbattimento dell’aereo di linea ucraino a Teheran) sembrava avviata alla de- escalation. Ma non è quello che sembra emergere dalle parole del leader del Paese sciita. Come in passato ha fatto solo in periodi di crisi ( a conferma che questa è una crisi) e come non faceva dal 2012, la Guida Suprema ha officiato davanti a migliaia di persone la grande preghiera musulmana. Donald Trump è un «pagliaccio» che finge di sostenere il popolo iraniano ma poi lo «colpirà alle spalle con un pugnale velenoso», l’accusa di Khamenei, che ha continuato: «Nelle ultime due settimane ci sono state giornate amare e dolci, un punto di svolta nella storia. I due grandi avvenimenti dei funerali del generale Qassem Soleimani e del giorno in cui l'Iran ha attaccato le basi Usa sono stati “Giorni di Allah”. I due episodi, miracoli delle mani di Allah, hanno mostrato il potere di una nazione che ha dato uno schiaffo in faccia agli Usa e che la volontà di Allah è continuare il cammino e conquistare la vittoria». In realtà il vero bersaglio dell’ayatollah non sono gli Stati Uniti ma i manifestanti che da giorni sono tornati a sfidare il regime di Teheran, soprattutto dopo l’abbattimento dell’aereo ucraino e la relativa disinformazione. «Quei buffoni che sostengono di essere dietro il popolo sono bugiardi – ha accusato Khamenei riferendosi ai manifestanti - Sono manipolati dai nemici e non hanno dedicato le proprie vite alla sicurezza dell'Iran, diversamente da gente come Soleimani», ha detto la Guida, che ha poi invocato: «La tragedia amara» dall'abbattimento dell'aereo con quasi duecento persone a bordo «non deve oscurare il sacrificio di Soleimani».

Un discorso orientato soprattutto alla politica interna e a rafforzare la tenuta del regime di fronte alle contestazioni. A seguito dell’omelia del Grande Ayatollah in diverse città iraniane sono scaturite manifestazioni per esprimere sostegno alle autorità della Repubblica islamica, con la gente che ripete comunque slogan come “morte all’America”. Lo stesso Khamenei d’altra parte ha spostato il discorso su temi internazionali facendo riferimento con durezza all’argomento nucleare: «Ho detto sin dall'inizio che non ho alcuna fiducia nel dialogo con l'Occidente».

Intanto emerge che 11 soldati americani sono stati ricoverati in ospedale dopo avere accusato sintomi di commozione cerebrale ad alcuni giorni dall'attacco missilistico iraniano alla base irachena di Al- Asad.