MAGISTRATI

È in una giornata come questa che si capisce perché la magistratura, in Italia, sta assumendo un potere sempre più sovrastante, rispetto alla politica. Per la semplice ragione che la politica non solo glielo consente ma glielo chiede espressamente.

Le reazioni dell’intero schieramento politico, di sinistra e di destra, di fronte alla drammatica vicenda dell’arresto del capo del personale del Comune di Roma, sono la prova provata di quel che sto dicendo. Tutti si sono buttati a capofitto sulla notizia delle manette a un grillino nella speranza di poter lucrare qualcosa in termini di consenso politico.

E tutti hanno iniziato ad usare un vocabolario sbrindellato, preso a prestito proprio dal bagaglio lessicale e dalla cultura del movimento 5 Stelle. La politica opportunista e i Pm portatori di ideologia

“Dimissioni, vergogna, responsabilità collettive, colpevolezza sicura, latrocinio, eccetera eccetera”. E poi hanno iniziato a muoversi con gli stessi gesti politici – stereotipati, spettacolari, forcaioli – che ispirarono e si ispirano al vaffaday.

Le scene che abbiamo visto in Campidoglio, con l’occupazione dei banchi della giunta da parte dei consiglieri di opposizione, e poi i cartelli sventolati, con la scritta “onestà”, o “trasparenza”, o cose così, francamente erano molto tristi.

Del resto allo scambio di vocabolari ha partecipato attivamente il movimento 5 Stelle, il quale in un comunicato ufficiale, ieri, ha parlato di di “giustizia ad orologeria”, espressione – per altro nient’affatto infondata – carpita dal lessico del cavalier Berlusconi ( e prima ancora di Bettino Craxi), e contro la quale fin qui era sempre stata scagliata furia, vituperio e indignazione di massa.

Insomma, lo spettacolo non è bello. E pur senza conoscere ancora né le notizie su Raffaele Marra e neppure quelle sulle indagini aperte dalla Procura generale di Milano a carico del sindaco Beppe Sala, già sul “Dubbio” di ieri segnalavamo questo rapidissimo alternarsi di posizioni tra i partiti tradizionali e i 5 stelle.

È molto preoccupante lo scambio di ruoli tra giustizialisti e ( semi) garantisti perché sta lì a dimostrare un fatto semplicissimo: non esistono né forcaioli né garantisti, nella politica italiana, ma solo partiti che usano forcaiolismi e ( semi) garantismi per scopi politici che non hanno niente a che fare con uno strutturato sistema di idee. E’ puro opportunismo. Per questo possono cambiar bandiera anche un paio di volte a settimana. E nel giornalismo è la stessa cosa. Basta dare un occhiata in questi giorni al Fatto dell’amico Travaglio, che – quasi colto da visione mistica nei pressi di Damasco – fa scomparire il tema degli scandali politici della prima pagina. Grazia persino l’odiato sindaco di Milano, Sala, per non essere costretto a parlar di Raggi.

Bisogna dire che almeno la corrente giustizialista della magistratura, raccolta attorno all’Anm, è coerente. Ieri il presidente di Anm Davigo è tornato alla carica sempre nei panni di Savonarola: «Tutti ladri, i politici, tutti, tutti, tutti». Le proprie idee, la magistratura, le ha ben radicate, costituiscono una ideologia forte e solidamente strutturata. Forse, oggi, è l’unica ideologia che è ancora in campo nell’agone della politica. Talmente robusta da sfiorare il fondamentalismo, come avviene, per esempio, nella persona di Davigo ( dichiaratamente), ma anche di altri.

Credo che sia questa una delle ragioni principali per le quali la magistratura riesce a mantenere la sua superiorità e il controllo praticamente assoluto sulla politica. Non solo per ragioni di potere, e cioè per come è riuscita in vent’anni a modificare a suo favore la Costituzione materiale. Ma anche per la propria superiorità ideologica, cioè per la sua “cultura politica” che diventa un fattore di egemonia. Egemonia esattamente come la immaginava, quasi un secolo fa, Antonio Gramsci: la capacità di una classe sociale di imporre prima i propri valori, rendendoli nazionali, e solo successivamente il proprio potere. Gramsci però parlava di “classi”, nel significato marxista di questa parola. Qui invece chi crea egemonia è un ordine dello Stato. Che forse – lo dico scherzando, ma mica tanto – si è messo in testa di costituirsi in “classe”: per sostituire il proletariato sconfitto e la borghesia debole e sempre impaurita.

P. S. Virginia Raggi è stata eletta dal popolo. Non ha senso chiedere le sue dimissioni perché ha sbagliato nella scelta di un collaboratore. Ha un mandato che dura cinque anni. La defenestrazione di Marino fu un colpo di mano dei partiti: non ripetiamolo.

P. S. 2 Oltretutto sarebbe grazioso aspettare di capire se davvero la Raggi ha sbagliato nella scelta. Noi sappiamo che il dottor Marra è stato arrestato. Non che è colpevole. C’è sempre quell’articolino dimenticato della Costituzione ( il 27) che dice che presumibilmente è ancora innocente....