GIUSTIZIA E FICTION

Esì, dobbiamo considerarlo un passo avanti: dal “Tuttofare” di Sergio Castellitto a “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso” bisogna ammettere che un’evoluzione c’è stata. Dal “luminare del diritto” impersonato dall’attore romano, venato di orribili pulsioni schiavistiche e manipolative, siamo passati alla fiction che ha per protagonista Massimiliano Gallo e ispiratore Diego De Silva, con i suoi romanzi. C’è un passo in avanti perché nella rappresentazione filmica l’avvocato non è più un ricco lestofante ma, è qui il paradossale progresso, un professionista sfiduciato, sfatto, deluso, costretto a vedersela con clienti non si sa se più minacciosi o improbabili, e certamente afflitto da problemi economici ed esistenziali.

Insomma, a quanto pare lo spazio per un’equilibrata e composta rappresentazione dell’avvocato no, nella cultura popolare di massa ancora non possiamo permettercelo.

Ma l’interesse, va detto, c’è. Giovedì “Vincenzo Malinconico”, trasmesso in prima serata da Rai 1, ha realizzato un netto primato di share: quasi il 23% contro il 19,3 del rivale, il “Grande fratello vip” di Signorini. In “numeri assoluti” fanno 4 milioni e passa di spettatori contro 2 milioni e 400mila scarsi. E neppure si può trascurare che si tratta della seconda fiction Rai sul mondo giudiziario e forense nel giro di pochi giorni: prima il “seguito” di “Imma Tataranni” e ora la serie con Massimiliano Gallo. Segno che per la giustizia è l’ora della trasfigurazione letteraria, immaginifica. È così, forse, perché per anni la giustizia è stata, da Mani pulite in poi, il romanzo politico del paese: adesso, quella realtà dai tratti letterari evolve in letteratura cinematografica tout court. Una ricaduta forse ovvia, inevitabile.

Potremmo affidarci a un auspicio: dopo averla usata per regolare i conti della politica, dopo averla teatralizzata con le fiction, l’Italia potrebbe cominciare, chissà, a interessarsi di giustizia in modo più equilibrato; e a scoprire, magari, che l’avvocato è, sì, trafitto da mille difficoltà e insidie, ma è innanzitutto un lavoratore che tiene in piedi la baracca della democrazia.