MANOVRE MILITARI E PECHINO INTERROMPE LA COOPERAZIONE SU 8 DOSSIER

FRANCESCO DE FELICE

La visita di Nancy Pelosi a Taiwan ha provocato un vero e proprio terremoto internazionale. La Cina ha annunciato sanzioni contro la speaker della Camera dei Rappresentanti Usa e ha sospeso la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier. Nello specifico le misure annunciate da Pechino includono, secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri cinese, la cancellazione del dialogo fra comandanti di area e responsabili della Difesa, oltre che dei colloqui sulla sicurezza militare marittima. Sospesa inoltre la cooperazione sul rimpatrio di immigrati illegali e sulle indagini in sede penale, nonché sulla criminalità transnazionale, sulle droghe e appunto sul cambiamento climatico. Secondo una portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, la visita di Nancy Pelosi” non è una questione di democrazia, ma della sovranità e integrità territoriale della Cina” e “quello che ha fatto non è senz’altro sostenere o difendere la democrazia, ma una provocazione e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina”.

E Pechino è al secondo giorno di esercitazioni militari attorno a Taiwan, durante la quali l'Esercito Popolare di Liberazione cinese ha continuato a testare la ' capacità di combattimento' delle forze impiegate nelle aree in cui si svolgono le imponenti operazioni militari. La Cina ha affermato che più di 100 aerei e 10 navi da guerra hanno preso parte a esercitazioni militari intorno a Taiwan negli ultimi due giorni. L’agenzia di stampa Xinhua le ha definite “operazioni di blocco congiunte” che si svolgono in sei zone al largo della costa di Taiwan, che la Cina rivendica come proprio territorio.

Da Taipei, il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato un record di 68 aerei da combattimento e 13 navi da guerra cinesi che hanno solcato la linea mediana nello Stretto di Taiwan, condannando nuovamente le operazioni militari di Pechino. La presidente di Taiwan, Tsai Ing- wen, ha detto che sono pronti a rispondere alle minacce militari cinesi “a seconda delle necessità”, defindendo “' irresponsabil”' le manovre dell'esercito cinese.

Non si è fatta attendere neanche la presa di posizione della Russia. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un briefing con la stampa, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass. ha dichiarato: “La Cina, sullo sfondo della provocatoria visita della speaker della Camera dei rappresentanti Usa Nancy Pelosi a Taiwan, sta legittimamente prendendo provvedimenti per proteggere la sua sovranità”.

Ma Nancy Pelosi. anche ieri, da Tokyo, ultima tappa del suo tour asiatico ha rinnovato il sostegno: “La Cina non isolerà Taiwan impedendoci di recarci lì”. E da Phnom Penh il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a margine dei lavori dei ministri degli Esteri dell'East Asia Summit, ha ribadiro che la visita di Pelosi è stata “pacifica”, e “non ci sono giustificazioni” per la reazione militare di Pechino, che è stata “estrema, sproporzionata e tendente all'escalation”.

La Casa Bianca ha convocato l'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang, per protestare contro le “irresponsabili” azioni militari della Cina nello Stretto, le più imponenti mai messe in atto, che Pechino difende, invece, come ' legittime'.

Oltreché con gli Stati Uniti, la questione di Taiwan sta rendendo sempre più tesi anche i rapporti con i Paesi del G7, dopo la convocazione di ambasciatori e incaricati d'affari delle sette grandi economie, tra cui l'Italia. La situazione appare particolarmente tesa con il Giappone: giovedì il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, aveva cancellato un incontro con il suo omologo, Yoshimasa Hayashi, a margine degli incontri a Phnom Penh dell'Asean,, e ieri il titolare degli Esteri di Pechino ha lasciato la sala degli incontri dell'East Asia Summit, assieme al capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, quando Hayashi ha preso la parola. Il Giappone aveva protestato per i missili balistici, cinque dei quali finiti in acque della Zona Economica Esclusiva di Tokyo. Nelle stesse ore, il ministero degli Esteri cinese ha convocato l'ambasciatore giapponese a Pechino per protestare contro la posizione di Tokyo rispetto al comunicato del G7 e dell'Ue, critico verso l'atteggiamento aggressivo di Pechino,